Il suono dell'acqua e della carta

All'Accademia di Santa Cecilia primo concerto italiano di Tan Dun come direttore oltre che come compositore. Ha presentato due dei suoi pezzi sinfonici più noti e significativi: Water Concerto e, in prima italiana, Paper Concerto.

Recensione
classica
Auditorium Parco della Musica Roma
14 Settembre 2006
L'acqua è accarezzata, schiaffeggiata, agitata e colata con le dita. Uno strumento formato da cannucce metalliche che affondano in un cilindro pieno d'acqua (esteriormente ricorda il tradizionale cheng) viene suonato con un archetto. Gong metallici, scodelle di legno e tubi di plastica vengono immersi nell'acqua e messi in vibrazione. Sono innumerevoli (cinquanta, afferma Tan Dun) i suoni prodotti dall'acqua in Water Concerto, familiari come i rumori della natura o misteriosi come una musica lunare, carezzevoli come una nenia o tempestosi come una burrasca. Sensazioni fascinose e sfuggenti - l'attrazione primordiale dell'elemento liquido e i ricordi infantili dei giochi con l'acqua - si risvegliano in chi ascolta. Alla fine sembra veramente di sentire lo spirito dell'acqua che parla, secondo l'antica tradizione cinese che attribuisce a ogni elemento uno spirito e una voce. Una grande orchestra sinfonica sta dietro le tre bravissime percussioniste giapponesi che suonano l'acqua: ora gli ottoni si contrappongono rudemente alle vibrazioni dell'acqua (il contrasto tra oriente e occidente?) ora gli archi e i fiati alonano il suono dell'acqua e quasi vi si confondono ora emergono melodie dal sapore tradizionale cinese. Paper Concerto prosegue il concetto di "musica organica" iniziato da Tan Dun in Water Concerto. Fogli di varie dimensioni vengono accartocciati, sventolati, strappati o soffiati con le labbra. Grandi strisce pendenti dal soffitto vengono scosse o percosse con bacchette. Si produce il suono con ventagli e ombrelli di carta, con le pagine degli spartiti sui leggii girate tutte insieme. La carta però non è un elemento naturale come l'acqua, è un prodotto dell'uomo. Il risultato, imprevedibile, è che il suo suono ci sembra più concreto tecnico di quello dell'acqua. La carta non è un elemento estraneo nell'orchestra ma uno strumento tra gli strumenti. Il discorso musicale è quindi più coerente e serrato che in Water Concerto, ma meno suggestivo. Sala sorprendentemente piena, con sporadiche defezioni durante l'esecuzione e con entusiastici applausi finali a Tan Dun, in quest'occasione anche direttore di sé stesso.

Orchestra: Orchestra Sinfonica Giovanile del Venezuela "Simon Bolivar"

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Nathalie Stutzmann dirige al Regio di Torino l’opera di Wagner

classica

Due sinfonie con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai

classica

Parigi: all'Opéra Bastille dirige Fournillier