Il ritorno di Turanda

Milano riscopre Bazzini

SJ

09 dicembre 2025 • 2 minuti di lettura

Turanda
Turanda

Teatro Lirico, Milano

Turanda

08/12/2025 - 08/12/2025

Il debutto di Turanda alla Scala il 13 gennaio 1867 non fu dei più felici. La "Gazzetta musicale di Milano", con tutto il rispetto per il quarantanovenne autore, Antonio Bazzini, virtuoso del violino e compositore di musica strumentale, scrisse ch'era un'opera sbagliata, con nessun personaggio interessante né scena commovente, e che alla fine dopo tre chiamate di cortesia all'autore il pubblico era caduto in un "letargo d'indifferenza". Ripresa per la prima volta in epoca moderna lo scorso 20 ottobre al Teatro Sociale di Como, Turanda è ora approdata a Milano al Teatro Lirico; sul podio Bruno Dal Bon col coro e l'orchestra del Conservatorio di Como, regia di Stefania Panighini, mentre scene e costumi sono opera degli allievi dell'Accademia delle Belle Arti di Brera. L'operazione di ricupero si è rivelata interessante come testimonianza del repertorio di metà Ottocento e di quanto aleggiava nel mondo della lirica. Nella stagione scaligera del 1863 erano andati in scena Attila e Trovatore, mentre Bazzini non pare avere una linea propria, ora tenta di superare i numeri chiusi, ora si rifà al belcanto anche se il suo punto di riferimento rimane Verdi. L'ascolto risulta oggi gradevole, ma privo del nerbo di don Peppino e alla fine, spiace dirlo, ci si sente un po' come il pubblico del 1863.

È quasi più interessante il libretto di Antonio Gazzoletti, ricavato dalla fiaba teatrale di Carlo Gozzi (destinata a ispirare Puccini e Busoni), che propone il tema della parità di genere, a quei tempi una rarità, e che la regia di Stefania Panighini sottolinea senza dover forzare la mano, perché la protagonista ha le idee chiare in proposito e non ha intenzione di soggiacere alla legge che "al debole il forte sesso impone" e proclama "la vendetta del mio sesso è mia". Lo spettacolo è stato allestito con pochi mezzi, ma funzionali, forse con un eccessivo sbracciarsi rituale delle adepte di Zoroastro in una Persia immaginaria, mentre i volonterosi interpreti fanno il possibile per dare vita a personaggi che proprio non l'hanno mai avuta. Le voci tutte più che corrette, anche se con qualche difficoltà a "correre" nella grande sala del Teatro Lirico. Anna Cimmarrusti è Turamda, che per i primi due atti canta con una maschera dorata, Weihao Du è Nadir (il principe in incognito, omonimo del protagonista dei Pêcheurs de perles), Ormut è Yonghyun Kim, Cosroe è Minsu Kim e Adelma è Lee Juhyeon. Teatro pieno zeppo e alla fine molti applausi per tutti.