Il pazzo, pazzo mondo del barone Medusa
Flimm gioca con Satie nella Werkstatt berlinese

Recensione
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"Le piège de Méduse" (1913) è una gustosa comédie lyrique surrealista di Satie, su cui ha messo le mani Jürgen Flimm, inframmezzandola con altre musiche (ad es. "Sylvie", 1886) e testi dello stesso Satie, in traduzione tedesca.
L'opera che vede in scena il barone col suo cameriere e, ambedue en travestì, Frisette e il futuro sposo Adolfo, oltre a qualche scimmia, è qui aperta dalle "Vexations" ripetute tenacemente nel corso della serata (ma non le 840 volte previste).
Il surrealismo regge alla prova del tempo? Sì, perché il lavoro fatto è di grande intelligenza, gli attori son di prim'ordine e insieme funzionano bene. Una serie di percussioni, il pianoforte, un piano giocattolo e uno scacciapensieri sostituiscono l'orchestra. Gli inserti musicali e le gag spassose danno quel certo ritmo che all'originale sembra mancare. A un primo sguardo sembrano 9 piccole scene non-sense imbastite fra di loro, ma, nel tipico stile di Satie, la presa in giro è "seria": come nella vera comédie lyrique ci sono le danze (ma delle scimmie), i soli ("Je te veux"), e una "trama": Frisette, figlia del barone Medusa, vorrebbe sposarsi.
Il cuore son le interpolate "Mémoires d'un amnésique" che danno il titolo al Phantasiestück (sa come si fa a pulire i suoni?), capolavoro d'ironia, magistralmente recitate da Jan Josef Liefers.
Il pubblico è a bordo scena, provocato in ogni modo dai quattro pazzi protagonisti. Pur stuzzicati dalla fumisteria, due sono le vere fratture: alla faccia dei presenti a metà spettacolo gli attori si prendono una bella pausa. Poi si ricomincia. Dopo uno spadellare che dura per tutta la serata, finiti gli applausi, i protagonisti restano in scena a farsi i fatti propri: non sono gli attori-cantanti a congedarsi dal pubblico, ma viceversa. La ricetta dell'omelette è acclusa.
Note: I biglietti per le prossime recite sono esauriti
Interpreti: Klaus Schreiber, Stefan Kurt, Jan Josef Liefers Regia: Jürgen Flimm Drammaturgia: Katharina Winkler Costumi: Birgit Wentsch
Direttore: Harry Lyth
Luci: Sebastian Alphons
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