Il giudizio di Dente
Il cantautore emiliano continua a racccogliere consensi con il suo terzo album.
03 aprile 2009 • 2 minuti di lettura
Spazio 211 Torino
Evidentemente per saper essere semplici ci vuole una certa maturità. Le canzoni di Dente, cantautore al terzo album ("L'amore non è bello"), portano in dote una freschezza vagamente malinconica e battistiana, tant'è che gli Afterhours lo hanno voluto sulla loro raccolta "Il paese è reale" e i media si stanno accorgendo di lui dandogli il giusto spazio, alla tenera età di 33 anni. A Torino chiude con il suo quartetto le selezioni regionali di Arezzo Wave (gruppo promosso per la finale di Livorno: Sidera Ves; band che aprirà il Traffic torinese: Treni all'alba; entrambi da tenere d'occhio) portando, dopo rumori e cupezze dei concorrenti, una spensieratezza corroborante - tanto quando parla di momenti felici che quando si dedica a fallimenti amorosi. Sì perché come da titolo, "L'amore non è bello" parla di un tema, quello dei sentimenti e delle relazioni che creano, che non è certo di stretta attualità; "ma io canto della mia vita, mica di quella degli altri" spiega con gran sincerità: ed è un bene, perché è difficile non riconoscersi nelle sue liriche che propongono vite di coppia tra discount e scatolette, cenette romantiche fallite, amori platonici, mazzi di fiori da comprarsi da soli e cuoricini pronti a scoppiare. Detta così la faccenda è a rischio nausea, ma Dente ha una penna adulta nel suo parlare semplice, proclama di "amare le canzoni coi finali tristi" e musicalmente ha la verve acustica e immediata del Battisti di "Amore non amore" o "Io tu noi tutti", qualcosa che nel panorama attuale lo rende un alieno del cantautorato nostrano con le sue canzoni d'amore a doppio strato.