Il dramma roccioso di Niobe e Medea

Riuscito abbinamento di due lavori composti a distanza di dieci anni per Pascal Dusapin a Losanna

Recensione
classica
Teatro dell'Opera Losanna
Pascal Dusapin
13 Aprile 2003
Dopo il grande successo di Perelà, l'homme de fumée messa in scena all'Opéra Bastille, ritroviamo il teatro musicale di Pascal Dusapin a Losanna in un riuscitissimo abbinamento di due lavori composti a distanza di dieci anni. Due grandi monologhi ispirati a due figure femminili della mitologia, Niobe e Medea. Niobé ou Le rocher de Sipyle è una sorta di oratorio, scritto a Roma nel 1982, ma che prevedeva in partitura la possibilità di un dispositivo scenico, tanto che già nel 1986 fu allestito in una versione teatrale al Festival d'Automne di Parigi. Composto su testi latini di Ovidio, Giovenale, Seneca, Properzio, narra la storia di Niobe, regina di Lidia, orgogliosa dei suoi quattordici figli al punto da offendere Latona che aveva solo due gemelli, Apollo e Artemide. Questi decidono allora rivendicare la madre uccidendo tutti i figli di Niobe, che disperata fugge sul monte Sipilo dove viene tramutata in roccia. L'atmosfera arcaica e selvaggia è resa bene da una musica rauca, prossima al mondo sonoro di Xenakis (che era allora uno dei modelli del giovane Dusapin), scolpita su due blocchi sonori: un gruppo di otto fiati e un ensemble di dodici voci, che punteggiano il monologo di Nioibe come il coro nell'antica tragedia greca (ottima la prova del Coro dell'Opéra di Losanna diretto da Véronique Carrot). La parte della protagonista, che sfrutta diversi tipi di emissione, era è stata affrontata con autorità da Christine Buffle, dotata di una voce molto timbrata, sicura negli acuti, sempre espressiva, anche nel delicato confine tra parlato e cantato. Perfetta incaranzione del dolore, assolutamente commovente nel lamento finale, intonato con un filo di voce (bianca), sottolineato dagli esangui glissati del coro. Indimenticabile l'apparato scenico creato da Stephan Grögler, Véronique Seymat, Laurent Castaingt: Niobe appariva quasi sospesa al centro della scena, sagomata da una veste e da una corona luminose, che, per contrasto, le oscuravano il volto (effetto impressionante e metafora di un dolore sconfinato il volto trasformato in un buco nero), attorniata da una miriade di luci, che si intensificavano e si attenuavano, come un sismografo luminoso dei suoi sentimenti, e da una coreografia di tubi fluorescenti, che alla fine si spegnevano, lasciando un paesaggio inquietante fatto solo di riflessi metallici. Medée è invece un'opera a tutti gli effetti, nel filone delle opere monologo come Erwartung. Composta su testo di Heiner Müller, messa in scena per la prima volta a Bruxelles nel 1992 (con il titolo Medeamaterial, cambiato in Medée per questa rappresentazione), ha una drammaturgia musicale tutta imperniata sulla rappresentazione del dolore e dell'isteria di Medea, ramificati in "una sorta di piovra a cinque teste", perché alla parte della protagonista si aggiunge un quartetto vocale (Gyslaine Waelchli, Natacha Ducret, Katalyn Károlyi, il controtenore Christophe Dumaux), oltre a una voce registrata che dialoga con lei. Medée rivela il grande talento teatrale di Dusapin, la sua profonda immedesimazione (più fisica che analitica) con i mezzi musicali utilizzati, che gli permette di trasformare anche un flebile suono in un efficace ingranaggio drammatico. Alla riuscita dello spettacolo ha dato un valido contributo Nicolas Chalvin che ha diretto l'orchestra da camera di Losanna imprimendo una grande tensione alla parte strumentale (che riprende anche modelli barocchi). Ma è stata ancora la protagonista, in questo caso il soprano Caroline Stein, la vera mattatrice. In scena appariva come una casalinga, seduta vicino a una misera cucina a gas, con una padella sul fuoco. In una cucina (o manicomio?) piastrellata di bianco, piena di rifiuti, immensa e claustrofobica. Le espressioni, i gesti descrivevano magnificamente la sua nevrosi: dialogava con la propria ombra, si spogliava, pelava una patata imbrattandosi di sangue, rovesciava la padella provocando una impressionante fiammata, sfogava la sua rabbia e poi si chiudeva nella sua sofferenza. Cantante impeccabile e attrice straordinaria.

Note: nuovo all.

Interpreti: Niobé Christine Buffle; coro: Soprano 1 (solo) Miriam Aellig, Soprano 2 Celia Cornu, Soprano 3 Anne Ottiger, Mezzo 1 (solo) Laure-Anne Payot, Mezzo 2 Marie-Laure Chabloz, Mezzo 3 Diana Atchabahian, Ténor 1 (solo) Sylvain Jaccard, Ténor 2 Christophe Gindraux, Ténor 3 Jean-Pascal Cottier, Basse 1 (solo) Kamil Tchalaev, Basse 2 Jean-Christophe Jacques, Basse 3 Philippe Désandré Médée Caroline Stein; Quartetto vocale: Gyslaine Waelchli, Natacha Ducret, Katalyn Károlyi, Christophe Dumaux

Regia: Stephan Grögler

Scene: Véronique Seymat; luci: Laurent Castaingt

Costumi: Véronique Seymat

Orchestra: Orchestra da Camera di Losanna

Direttore: Nicolas Chalvin

Coro: Coro dell'Opera di Losanna

Maestro Coro: Véronique Carrot

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