Il Crepuscolo a Bologna

Oksana Lyniv conclude con successo l’esecuzione integrale della tetralogia wagneriana

GD

27 ottobre 2025 • 4 minuti di lettura

Il Crepuscolo degli Dei (Foto Andrea Ranzi)
Il Crepuscolo degli Dei (Foto Andrea Ranzi)

Auditorium Manzoni, Bologna

Il Crepuscolo degli Dei

24/10/2025 - 26/10/2025

L’esecuzione in forma di concerto di Götterdämmerung a Bologna non ha rappresentato solo la conclusione del ritorno del Ring wagneriano dopo trentatré anni, ma anche il simbolico commiato (si spera solo momentaneo) dal podio felsineo di Oksana Lyniv, che dal 2022 al 2024 ha ricoperto il ruolo di direttore musicale del Teatro Comunale di Bologna. Se la direttrice ucraina poteva essere precedentemente definita – con un certo sensazionalismo giornalistico, dopotutto inutile considerati i suoi evidenti meriti artistici e professionali – come “la prima donna a essere chiamata a dirigere a Bayreuth” e poi come “la prima donna alla guida di una fondazione lirica italiana”, adesso si può dire che sia anche una delle poche ad aver avuto il privilegio di condurre l’intera tetralogia. Il particolare che l’abbia fatto a Bologna, la città più wagneriana d’Italia, aumenta poi gli onori. 

La terza e ultima giornata del ciclo del Nibelungo, in cui l’epoca degli dèi giunge al termine in un crepuscolo incendiato dall’amore che tutto dissolve e pacifica, è stata diretta da Lyniv con il suo solito stile impetuoso, a conferma di quanto udito con gli altri tre drammi musicali: instabilità agogica con tempi accelerati (nel primo atto forse troppo) e poi improvvisamente dilatati, gesto ampio e quasi espressionista, accurato bilanciamento dinamico tra le sezioni orchestrali e uno spiccato gusto infuocato per l’esaltazione della monumentalità wagneriana, ove previsto dalla partitura ed esasperato a sufficienza (fortunatamente senza, quasi mai, cadere nella mera rumorosità) nell’ispirato e totalizzante finale dell’opera. 

Il cast si è dimostrato all’altezza, ben amalgamato e generalmente di ottimo livello. Siegfried era Tilmann Unger (chiamato a sostituire Michael Heim), tenore dai centri robusti, dall’intonazione equilibrata e dalla prestanza recitativa (davvero convincente nella scena del travestimento), che ha vestito il ruolo dell’eroe con passione sentimentale e cesellandone doviziosamente anche gli aspetti più ruvidi (la sua tracotanza nello scambio con le figlie del Reno). Accanto a lui, Sonja Šarić nelle vesti di Brünnhilde ha regalato un’interpretazione notevole: lo strumento, dal timbro docile e dall’emissione solida, ha domato con facilità l’impervia scrittura del ruolo, riuscendo a scolpire allo stesso tempo la sofferenza e la caparbietà dell’ex Valchiria, merito della padronanza del registro acuto e della più che buona gestione di quello grave. Tuttavia, a imporsi nel cast è stata la magnifica voce profonda e brunita del basso Albert Pesendorfer (l’unico senza leggio), che nel ruolo dello spietato Hagen (uno dei personaggi più malvagi di tutto il teatro occidentale) ha offerto una lezione su quali siano le peculiarità e infine il senso del “canto wagneriano”. Esperto attore e portentoso cantante, ha elargito una linea vocale sempre intonata e rimbombante nell’emissione. Nel ruolo di suo padre, cioè del perfido Alberich, l’immancabile Claudio Otelli che, dopo aver deliziato acusticamente e inquietato dal punto di vista recitativo il pubblico bolognese nelle precedenti giornate del Ring, ha interpretato con la solita pregnanza anche l’unica breve scena del Crepuscolo in cui è presente. Gunther era Anton Keremidtchiev, baritono dall’impostazione vocale sicura, soprattutto nell’intonato registro centrale; al suo fianco la sorella Gutrune, interpretata con dolcezza da Charlotte Shipley. Chiudono il cast la ben allineata Atala Schöck come Waltraute e le professionali e più che adeguate Tamta Tarielashvili, Eleonora Filipponi e Brit-Tone Müllertz nel ruolo delle tre Norne insieme a Yulia Tkachenko, Marina Ogli ed Egle Wyss nei panni delle figlie del Reno. Infine, la prova del coro, preparato da Gea Garatti Ansini, è apparsa solida ed efficace nella sua opportuna monumentalità drammatica. 

La performance dell’orchestra del Comunale è stata tutto sommato buona, grazie alla vividezza del suono e agli interessanti contrasti timbrici di un impasto piuttosto morbido. Sicuri gli archi e roboanti i tromboni, a mostrare il fianco (sarebbe più consono dire la schiena, ovvero il punto debole di Sigfrido) sono stati talvolta i corni: peccato per alcune imprecisioni di intonazione anche in occasioni rilevanti, come in apertura del terzo atto.

Cosa rimane di questo Ring bolognese adesso che si è concluso? Resta il fatto che ci sia stato, soprattutto in una fase così complessa per il massimo teatro felsineo, ancora limitato nella sede provvisoria del Nouveau. Solo il tempo ci dirà se questo nuovo Anello del Nibelungo sarà riproposto in forma scenica in Sala Bibiena quando il Comunale sarà tornato a casa. Noi ce lo auguriamo, non solo perché Bologna se lo merita (considerato il suo rapporto con Wagner), ma anche perché in questi due anni di esecuzioni in forma di concerto abbiamo avuto modo di ascoltare delle cose davvero ottime.