Il clown che non sa volare

Oscar Bianchi e la sua "Thanks to my eyes"

Hagen Matzeit (Aymar) e Brian Bannatyne?Scott (The Father); foto Elisabeth Carecchio
Hagen Matzeit (Aymar) e Brian Bannatyne?Scott (The Father); foto Elisabeth Carecchio
Recensione
classica
Festival Aix-en-Provence
08 Luglio 2011
“Thanks to my Eyes”, novità dell’edizione 2011 del Festival di Aix-en-Provence, nasce dal felice incontro fra il drammaturgo e regista francese Joël Pommerat e il compositore italo-svizzero Oscar Bianchi, alla sua prima esperienza con l’opera. Il libretto, elaborato dello stesso Pommerat, conserva quasi intatta la struttura del suo testo teatrale omonimo del 2002 ma non la lingua francese, che avrebbe obbligato, secondo il compositore, a scelte musicali troppo connotate. Un inglese neutro – da “terre du milieu” – è dunque la lingua nella quale si esprime il canto, mentre il francese resta in parte per il parlato. Scelta tanto più rischiosa per un testo, la cui forza è nel linguaggio che esprime efficacemente un clima sospeso fra echi di ricordi e proiezioni interiori. Centro della trama è il giovane Aymar (lo straordinario controtenore Hagen Matzeit), fragile uccello che non sa spiccare il volo, con le ali tarpate da un padre lo obbliga al suo stesso destino di “più grande artista comico che il mondo abbia mai conosciuto”, e da una madre già vecchia e lontana. Sullo sfondo desolato di una montagna e letteralmente sull’orlo di un precipizio con panchina, l’universo (immaginario?) di Aymar si riduce a due giovani presenze femminili dai tratti simbolici e un messaggero inquietante di un mondo che forse Aymar non affronterà mai. Punto di forza del riuscito trattamento musicale di Oscar Bianchi, caratterizzato da una marcata eterogeneitá stilistica, è la preziosa scrittura vocale, spesso giocata in funzione drammaturgica. Da parte sua, la musica, eseguita magistralmente dall’Ensemble Modern, rappresenta il tessuto connettore delle inquietudini e tensioni che nel testo così come nella regia – brevi scene fra dissolvenze in nero – affiorano appena. Accoglienza calorosa.

Note: Prima rappresentazione assoluta. Commissione del Festival di Aix-en-Provence in coproduzione con T&M – Paris/Théâtre de Gennevilliers CDNCC. Altre rappresentazioni: 8, 9 e 11 luglio 2011.

Interpreti: Hagen Matzeit (Aymar), Brian Bannatyne–Scott (The Father), Anne Rotger (The Mother), Keren Motseri (A Young Woman in the Night), Fflur Wyn (A Young Blonde Woman), Antoine Rigot (The Man with Long Hair)

Regia: Joël Pommerat

Scene: Eric Soyer

Costumi: Isabelle Deffin

Orchestra: Ensemble Modern

Direttore: Franck Ollu

Luci: Eric Soyer

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

I poco noti mottetti e i semisconosciuti versetti diretti da Flavio Colusso a Sant’Apollinare, dove Carissimi fu maestro di cappella per quasi mezzo secolo

classica

Arte concert propone l’opera Melancholia di Mikael Karlsson tratta dal film omonimo di Lars von Trier presentata con successo a Stoccolma nello scorso autunno

classica

Piace l’allestimento di McVicar, ottimo il mezzosoprano Lea Desandre