Il brutto sogno di Edmea
Arte Italia propone in streaming il recente allestimento dell’opera di Alfredo Catalani dal Wexford Festival Opera
Nel corso dei suoi 70 anni di attività, il Wexford Festival Opera si è ritagliato un profilo del tutto peculiare nel panorama internazionale per l’incessante attività di recupero di titoli minori prodotti nei secoli d’oro del melodramma, oggi completamente scomparsi dal repertorio. Grazie a questi recuperi e all’investimento su giovani talenti, ogni anno è forte il richiamo di questa piccola cittadina irlandese sulla costa sud-orientale su un pubblico di affezionati melomani da tutta Europa e non solo. Produzione di punta dell’edizione 2021, tornata a una quasi normalità dopo un’edizione fortemente ridotta a causa della pandemia nel 2020, è stata l’Edmea di Alfredo Catalani, scelto con una certa disinvoltura in un festival dedicato a “Shakespeare in the Heart” con Le songe d’une nuit d’été di Ambroise Thomas, Ein Wintermärchen di Karl Goldmark e I Capuleti e i Montecchi di Vincenzo Bellini.
Nonostante il soggetto del libretto di Antonio Ghislanzoni attinga a Alexandre Dumas, il fantasma di Shakespeare aleggia nella vicenda, un po’ scombinata, della povera orfanella Edmea innamorata e ricambiata del focoso Oberto, rampollo dell’arcigno Conte di Leitmeritz, e a sua volta amata senza speranza dall’umile Ulmo, servitore dei Leitmeritz. Il Conte padre si mette però di traverso e, approfittando dell’assenza del figlio, costringe Edmea a sposare Ulmo. Edmea impazzisce e tenta il suicidio gettandosi nel fiume. Salvata da Ulmo, vaga con lui per le campagne boeme, con il coniuge al fianco che si finge suo fratello. Entrati in una compagnia di giro di giullari e saltimbanchi, Edmea e Ulmo fanno ritorno al castello dei Leitmeritz. Oberto riconosce l’antica amante alla quale rivolge un’appassionata dichiarazione d’amore, che fa riconquistare di botto il senno perduto alla donna. Persa ogni speranza di riconquistare l’amata Edmea, Ulmo si uccide lasciando libero il campo ai due amanti di coronare il loro sogno d’amore. I rimandi a Shakespeare si sprecano – Romeo e Giulietta, Re Lear e Amleto in testa – così come quelli a altre celebri folli del melodramma – la donizettiana Lucia di Lammermoorma anche la Nina pazza per amore di Paisiello – in quest’opera, che fu accolta con grande favore alla prima scaligera del 1886 ma messa in ombra dall’ultimo grande successo del compositore lucchese, La Wally, unico lavoro sopravvissuto (relativamente) all’oblio della storia.
A Wexford, l’Orchestra del Wexford Opera Festival scende in buca a ranghi ridotti causa restrizioni sanitarie anti COVID-19 ma il direttore Francesco Cilluffo lo maschera bene, chiedendo (e ottenendo) sonorità dalle tinte forti e dai contrasti accesi, come impone una certa idea di Verismo in musica. Sulla scena, lo assecondano efficacemente i due solidi protagonisti, Anne Sophie Duprels come Edmea e Luciano Ganci come Oberto, entrambi ammirevoli per tenuta vocale nei duettoni e nelle generose romanze, lui focosissimo come ruolo impone, lei anche ma a spese della dizione, poco cristallina. Accanto a loro, Leon Kim riesce a infondere a Ulmo un tocco di calda umanità, e l’imponente Ivan Shcherbatykh è un Conte di Leitmeritz dal cuore buono e lo fa capire da subito. Pertinenti le presenze di John Molloy come Barone di Waldek e di Conor Prendiville come giullare Fritz.
Per la sua messa in scena all’O’Reilly Theatre, visibile fino al 21 ottobre 2022 in streaming per la stagione lirica europea di Arte Italia, la regista Julia Burbach si concede qualche finezza nello sforzo di ridare plausibilità a una vicenda non sempre plausibile. Costruisce un mondo doppio per la protagonista Edmea, quello della realtà e quello della follia, riflesso nella doppia scena “a specchio” disegnata, come i fantasiosi costumi, da Cécile Trémolières, che sembra ispirarsi alla suggestiva Rusalka parigina di Robert Carsen di qualche stagione fa. Nel mondo di sopra si consumano fin troppo rapidamente gli eventi che portano la donna alla follia, il cui epilogo, dopo un secondo atto di circense vivacità, si consuma nel mondo di sotto. Al colmo della tragedia, Edmea abbandona la scena di sotto, lasciando l’abito giallo della follia per rientrare in quello azzurro del mondo di sopra, da sola. Un (brutto) sogno di mezzo autunno?
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