Il belcanto di Jessica Pratt a Modena
Con la direzione di Daniel Oren nell’ambito del Modena Belcanto Festival
05 ottobre 2025 • 3 minuti di lettura
Teatro Comunale Pavarotti-Freni, Modena
Jessica Pratt
03/10/2025 - 03/10/2025In bilico fino a poche ore prima dell’inizio a causa dello sciopero nazionale in solidarietà con le vittime di Gaza, il concerto di Gala in onore di Mirella Freni (di cui ricorrono i 90 anni dalla nascita) e previsto nell’ambito del Modena Belcanto Festival ha comunque avuto luogo sul palcoscenico del Teatro Comunale Pavarotti-Freni perché, come spiegato dal sindaco e direttore del teatro Massimo Mezzetti, è “essenziale difendere la libertà e l’autonomia della cultura, che deve rimanere un terreno capace di favorire comprensione reciproca, anche e soprattutto in tempi di conflitto”. Dunque, sebbene in un teatro non particolarmente gremito e che non ha potuto contare sulle luci di scena (lo staff tecnico ha comunque aderito allo sciopero, consentendo esclusivamente l’uso dell’illuminazione di servizio), gli spettatori presenti hanno ugualmente potuto godere della voce straordinaria di Jessica Pratt che, accompagnata dalla Filarmonica del Teatro Comunale di Modena diretta dal veterano Daniel Oren, ha conquistato l’ennesimo successo nel repertorio per cui è famosa e stimata in tutto il mondo, quello del belcanto (non a caso, la diva era reduce dal trionfo nel ruolo di Elvira al Teatro Colón di Buenos Aires).
In realtà, il concerto sarebbe la versione live del disco registrato nel 2023 dal soprano australiano insieme all’orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, intitolato “Delirio” e dedicato appunto alle scene di pazzia dell’Ottocento romantico. In particolare, il programma ha previsto l’esecuzione delle arie di follia composte da Bellini (“La sonnambula” e “I puritani”) e Donizetti (“Emilia di Liverpool”, “Lucia di Lammermoor” e “Linda di Chamounix”), compresi i recitativi e i tempi di mezzo che dividono, come richiede la tradizione del belcanto, l’introspezione psicologica dell’adagio cantabile dalla vivacità reattiva della cabaletta. Jessica Pratt padroneggia tale repertorio con un’esperienza così manifesta da far sembrare naturali e automatici anche i passaggi tecnicamente più impervi e riuscendo nella difficile impresa, all’interno di uno spazio temporale ridotto come quello di un recital, di scolpire scenicamente tutti i personaggi interpretati con le dovute differenze caratteriali.
Sul fronte musicale, è indubbio di trovarsi al cospetto di un’artista eccellente e in continuo perfezionamento tecnico. Chi scrive aveva avuto il piacere di assistere al medesimo spettacolo appena un anno prima in quel di Firenze e nel rivederlo a Modena è rimasto sbalordito dal livello tecnico raggiunto dalla cantante in così poco tempo. Lo strumento della Pratt, dal timbro ondoso e placido al tempo stesso, non è mai stato così solido nell’intonazione (merito di una gestione del fiato – sempre lunghissimo! – da manuale): un registro acuto pressoché impeccabile sia nei momenti più lirici e meditativi (ipnotici e toccanti i numerosi filati, spesso nutriti da mirabili messe di voce ed elargiti con estrema raffinatezza, come si ammirato durante i cantabili di Lucia e Amina), sia in quelli più concitati delle cabalette, impostate brillantemente come un profluvio di spettacolari variazioni con roboanti sovracuti (autentiche perle di delirante bellezza quelli da “Ah! Non giunge uman pensiero” e “No non è ver mentirono”) e un uso sensazionale del portamento.
Ad accompagnare la sublime prova del soprano è stata la direzione sicura e appassionata di Daniel Oren, che ha inframmezzato le scene di pazzia guidando la ritmicamente compatta e musicalmente omogena orchestra modenese (peccato solo per qualche piccola increspatura nell’intonazione dei legni e degli archi) nell’esecuzione delle ouverture di “Norma”, “Il barbiere di Siviglia” e “Don Pasquale”, da cui è emerso con nettezza il carattere vibrante del Romanticismo musicale italiano.
Immancabile come bis al termine della maggior parte dei recital di Jessica Pratt è l’interpretazione istrionica e travolgente di “Glitter and be gay” dal “Candide” di Bernstein, che anche in questa occasione ha trascinato il pubblico, già ampiamente in visibilio, in un vero e proprio delirio di applausi e ovazioni per tutti gli artisti coinvolti, in una serata difficilmente dimenticabile per la città della Ghirlandina.