Idomeneo nostro contemporaneo
Al Teatro Real di Madrid Mozart con la regia di Carsen e la direzione di Bolton.
08 marzo 2019 • 3 minuti di lettura
Teatro Real di Madrid
Idomeneo
19/02/2019 - 01/03/2019Un nuovo allestimento dell’Idomeneo di Mozart, con la regia di Robert Carsen, ha appena debuttato al Teatro Real di Madrid, in un produzione realizzata insieme ai teatri di Toronto, Roma e Copenhagen. Ha fatto un po’ discutere sui giornali la scelta del regista di ambientare la vicenda su un’isola greca attuale, con i troiani vestiti da profughi di guerra e i cretesi in tenuta militare a guardia del campo di accoglienza. L’allusione a scottanti fatti d’attualità, rimane però tale, e cioè solo un’allusione, perché l’intero sviluppo della messa in scena si concentra poi su questioni molto più sostanziali e universali, quali i rapporti psicologici tra i personaggi (il conflitto Idomeneo-Idamante, l’idillio amoroso di quest’ultimo con Ilia, l’alterità della gelosa Elettra), o sulle componenti mitiche del dramma, tutte risolte scenicamente in modo convincente: il destino che incombe fatale, raffigurato dall’onnipresente mare, ora calmo ora agitato; la colpa di Idomeneo che porta l’isola alla rovina è in realtà legata al suo modo bellicoso di amministrare il potere e alla sua incapacità di farsi da parte e lasciare la successione al figlio; il mostro marino che causa morte e distruzione è la guerra, rappresentata in scena da immagini di città bombardate. Il lieto fine è dunque corale, e vede la rinuncia di Idomeneo, la salita al trono di Idamante, l’uscita di scena per suicidio dell’indemoniata Elettra, le nozze dei due predestinati amanti e la pace, con i combattenti che si spogliano di armi e divise militari.
Il risultato finale è pienamente riuscito e tale da conferire interesse drammatico a un’opera che deborda sì di invenzione musicale, ma il cui libretto è notoriamente difettoso. Oltre al lavoro sulla recitazione e alle numerose idee registiche che pullulano, pur nella sobrietà della scena, ha contribuito anche la scelta di tagliare le due arie di Arbace e di affidare a un tenore la parte di Idamante, originariamente scritta per un castrato, nel tentativo di dare più realismo al rapporto conflittuale padre-figlio. Quest’ultimo accorgimento ha funzionato in parte nel primo cast, dove la voce più scura e prestante di Eric Cutler ha contrastato con quella un po’ acerba di David Portillo, ma non nel secondo, dove la differenza timbrica tra i due tenori è parsa minima, e anzi quasi opposta. Resta comunque evidente che le parti più riuscite sono quelle femminili, più affini alla sensibilità mozartiana, e che in generale il tono solenne, in cui il giovane Mozart ha voluto cimentarsi in quest’opera, sulle orme di Gluck, è quello che più ne appesantisce l’ascolto.
Eccellente la resa musicale sotto la direzione di Ivor Bolton, con un plauso speciale ai legni dell’orchestra e al coro, cui questa partitura regala non pochi momenti per sfoggiare la loro bravura. Ben equilibrati, nel complesso, i due cast di cantanti, con una bravissima Eleonora Buratto nei panni di Elettra una spanna sopra tutti.