I racconti di Hoffmann, tra fantasia e realtà.

Una splendida versione dei Racconti di Hoffmann chiude il festival Offenbach a Lione. Protagonista di questa ricca serie di appuntamenti (5 opere in contemporanea) la giovane stella del teatro francese Laurent Pelly che ha siglato la messa in scena di tutti gli allestimenti.

Recensione
classica
Opéra de Lyon Lione
Jacques Offenbach
19 Novembre 2005
Questa produzione dei Racconti di Hoffmann (nuova versione curata e orchestrata da Jean-Christophe Keck, con tanta musica inedita e un nuovo finale del quarto atto), dopo i successi raccolti a Losanna, Marsiglia e Bordeaux, si sta affermando sempre più come un punto di riferimento. Niente panico, per chi non potrà seguirla in giro per l'Europa si annuncia già il DVD. Il merito è tutto della regia di Laurent Pelly, che riesce ad assecondare con la giusta ironia e la giusta serietà il difficile connubio di realtà e immaginazione che caratterizza il mondo letterario hoffmanniano e ancor più la musica di Offenbach che spazia con versatilità impressionante su tutti i registri del teatro d'opera. L'operazione riesce anche grazie all'abitudine di Pelly, già osservata in altre regie d'opera (Le roi malgré lui), di giocare sempre sull'illusorietà dello spettacolo teatrale, mostrando di tanto in tanto con tempismo infallibile macchinisti, apparecchi e retroscena che portano un po' di realtà nella finzione. Le gag inventate da Pelly hanno poi il raro dono di non essere mai banali e di non disturbare la musica, che è invece assecondata in modo splendido dai continui cambiamenti che avvengono nello spazio scenico: restringimenti improvvisi di campo, disposizioni sempre studiate degli attori, scene che si scompongono e si uniscono. Ogni cambiamento di carattere musicale è assecondato da un cambiamento visivo, con un virtuosismo e una fluidità da lasciare sbalorditi. Quanto alla parte musicale, i cantanti erano tutti all'altezza della situazione: belle voci e grande presenza scenica. Mireille Delunsch, ha stregato tutti, non solo il povero Hoffmann, con la sua algida bellezza e la sua voce in grado di modulare dai meccanici arabeschi di Olympia ai dolenti accenti di Antonia e alle più carnali espressioni di Giulietta con sicurezza e agilità. Ancor più in forma vocalmente è apparsa Anna Bonitatibus, nei panni della Musa e di Nicklauss. Lodevole anche la prestazione dell'ucraino Sergei Khomov nel difficile ruolo del protagonista: sempre in scena dall'inizio alla fine, ha saputo supplire con una grande prova d'attore ai limiti di una voce non sempre impeccabile. Ma gli applausi più calorosi sono andati a Laurent Naouri che, aiutato da un fisico da spilungone e da una voce potente in tutti i registri, ha impersonato in modo indimenticabile le figure maligne che si avvicendano sulla scena. Alto la metà di lui, Jean-Paul Fouchécourt, è stato esilarante nei ruoli da caratterista previsti dalla partitura. L'orchestra, buona come sempre, avrebbe potuto essere più smagliante e incisiva. Ma il difetto sta nel manico: Minkowski ha un gran senso teatrale e sa regalare momenti di vera poesia, ma più cura nei cambi di tempo, negli attacchi e nella sincronizzazione tra fossa e orchestra, consentirebbero agli orchestrali di suonare più tranquilli e di dare ancora di più.

Interpreti: Mireille Delunsch - Olympia, Antonia, Giulietta, Stella; Anna Bonitatibus - La Muse, Nicklausse; Sergei Khomov - Hoffmann; Laurent Naouri - Lindorf, Coppelius, Dr Miracle, Dapertutto; Jean-Paul Fouchécourt - Andrès, Cochenille, Frantz, Pitichinaccio; Nicolas Testé - Maître Luther; Jérôme Varnier - Hermann, Peter Schlemil; Christophe Mortagne - Spalanzani

Regia: Laurent Pelly. Nuovi dialoghi e drammaturgia: Agathe Mélinand

Scene: Chantal Thomas

Costumi: Laurent Pelly

Orchestra: Orchestra e coro dell'Opera di Lione

Direttore: Marc Minkowski

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