I colori ritrovati di Chopin su Arte

Su Arte Daniil Trifonov nel Secondo concerto per pianoforte in una nuova orchestrazione, con la Mahler Chamber Orchestra

chopin Daniil Trifonov Arte
Recensione
classica
arte.tv (Dortmund, Konzerthaus, 2017)
Chopin secondo Daniil Trifonov, con la Mahler Chamber Orchestra
30 Gennaio 2021 - 01 Marzo 2021

In un momento in cui lo spettacolo dal vivo in Italia soffre per la pandemia, la rete televisiva Arte e il giornale della musica avviano una partnership per offrire a tutti la possibilità di seguire il meglio di opere, concerti, recital, documentari da tutto il mondo... In questo primo appuntamento vi raccontiamo Chopin secondo Daniil Trifonov, con il pianista insieme alla Mahler Chamber Orchestra, in un concerto del 2017. Sarà visibile su Arte.tv – e in questo articolo – fino al 1 marzo 2021.

«Ho creato la mia propria orchestrazione per godere della bellezza della musica di Chopin”: è quanto sosteneva Mikhail Pletnëv dei Concerti per pianoforte e orchestra del compositore polacco, per spiegare il suo lavoro di riscrittura orchestrale. Secondo il pianista e direttore d’orchestra russo, la scrittura orchestrale chopiniana non è all’altezza della qualità di quella pianistica e, dunque, non rende pienamente giustizia nemmeno al solista. Elemento che spiega i numerosi tentativi dopo il debutto al Teatro Nazionale di Varsavia il 17 marzo 1830 di ridare una forma diversa e meno sbilanciata in favore del solista alla scrittura originale chopiniana anche da parte di personalità autorevoli come quelle, fra le altre, di Carl Tausig, Karl Klindworth e Enrique Granados. Un’occasione concreta per apprezzare il lavoro sull’orchestra operato da Mikhail Pletnëv è la diffusione in streaming su arte del Secondo concerto in fa minore op. 21 di Frédéric Chopin registrato al Konzerthaus di Dortmund nel 2017 con la Mahler Chamber Orchestra diretta dallo stesso Pletnëv. Solista d’eccezione era il russo Daniil Trifonov, classe 1991, uno dei giovani talenti del pianoforte più apprezzati nel panorama del concertismo internazionale.

La novità della versione Pletnëv si coglie fin dalle prime battute dell’accordo iniziale affidato a un duo di clarinetti cui si uniscono i legni prima che gli archi pieni si riprendano la scena. È evidente da subito il peso maggiore concesso ai fiati e soprattutto agli incisi coloristici dei legni, ma anche l’alleggerimento degli archi che sostiene un più elaborato gioco di intrecci timbrici, nel quale la caratteristica complessità della scrittura pianistica chopiniana si innesta con maggiore equilibrio. Il carattere è forse meno epico, ma il maggiore bilanciamento favorisce un dialogo più vero fra orchestra e solista e restituisce forse in maniera più sincera il senso del concerto per solista. Densità orchestrale a parte, il Pletnëv direttore sostiene il solista con tempi comodi, specie nel primo movimento, e appare più attento, nel complesso, a esaltare soprattutto i colori della sua riscrittura dell’originale chopiniano. E naturalmente se in gioco è la Mahler Chamber Orchestra il risultato non può non essere di grande classe, per la qualità dei suoi strumentisti, certo, ma anche per l’esemplare trasparenza del suono scritta chiaramente nel DNA abbadiano del complesso.

Naturalmente Chopin è anche e soprattutto il pianoforte e quello di Trifonov non delude certo, soprattutto sul piano della tecnica. Di una tecnica ferrea e impeccabile, Trifonov fa abbondante sfoggio nelle complessità dei due movimenti estremi, il Maestoso iniziale, sciorinato con vertiginosa scorrevolezza, e l’Allegro vivace del finale, esposto con energia trascinante. Nel Larghetto centrale, invece, Trifonov è fin troppo misurato, piuttosto avaro di rubati e mollezze e dunque poco indulgente agli zuccherosi sentimentalismi à la Chopin.

Alla calorosissima risposta del pubblico “pre-Covid” di Dortmund Trifonov ha risposto con un bis a tema: “Chopin” da Carnaval op. 9 di Robert Schumann, eseguito con delicatezza e sobria eleganza.

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