I canti introversi della Saariaho all'Avery Fisher Hall

Francia e Finlandia si sono contese la scena nell'ultimo concerto dell'Orchestra Filarmonica di New York. Il piatto forte della serata era la prima esecuzione di Adriana Songs, una suite per mezzosoprano e orchestra di Kaija Saariaho, ricavata da Adriana Mater, la sua ultima opera su libretto di Amin Maalouf.

Recensione
classica
Avery Fischer Hall New York
15 Dicembre 2006
Francia e Finlandia si sono contese la scena nell'ultimo concerto dell'Orchestra Filarmonica di New York. Il piatto forte della serata era la prima esecuzione di Adriana Songs, una suite per mezzosoprano e orchestra di Kaija Saariaho, ricavata da Adriana Mater, la sua ultima opera su libretto di Amin Maalouf. Andata in scena a Parigi ad aprile, l'opera racconta di una donna stuprata in tempo di guerra e del dramma del figlio nato dalla violenza. Adriana Songs è composta da tre canti della protagonista femminile e un intermezzo sinfonico intitolato Rages, cioè Ire. La musica della Saariaho è molto introversa e fatta di sonorità statiche che si animano al loro interno di dettagli microscopici. Su questa ecografia sonora il canto si staglia con un andamento un po' monotono, conforme al carattere ossessivo dei timori della donna che non smette di chiedersi che creatura mai alberga in seno. Il pezzo più stimolante dal punto di vista musicale è il secondo (già riutilizzato dalla Saariaho in un lavoro da camera) che rende il palpitare dei cuori di mamma e bambino con dolci alternanze ritmiche. Patricia Bardon ha dato un'interpretazione intensa ma mai sopra le righe, come richiede l'espressività trattenuta dell'opera. A sgombrare il campo dai timidi francesismi della Saariaho ci ha pensato Sibelius con Viaggio notturno e alba, un poema sinfonico ripetitivo come un pezzo minimalista, di fattura rozza e senza climax, ma con almeno il pregio dell'immediatezza. La mer di Debussy in conclusione di serata ha rimesso le cose al loro posto, ricordando di quanta varietà, colori e forme sia capace la musica quando è tra le mani di un genio. Persino quando è diretta da un non genio come Robertson, che ha sabotato la grande partitura con un'esecuzione brillante e accurata, ma senza respiro

Orchestra: NYPhilharmonic

Direttore: Robertson

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Piace l’allestimento di McVicar, ottimo il mezzosoprano Lea Desandre

classica

A Bologna l’opera di Verdi in un nuovo allestimento di Jacopo Gassman, al debutto nella regia lirica, con la direzione di Daniel Oren

classica

Napoli: il tenore da Cavalli a Provenzale