Harding nella macelleria Wozzeck

Una esecuzione atroce, sconvolgente, in forma di concerto dell'opera di Berg, con il giovane direttore inglese a capo di una gigantesca Mahler Chamber Orchestra

Recensione
classica
Sintonie Torino
Alban Berg
07 Febbraio 2005
Wozzeck va ingoiato così: ci si deve ingozzare di terribile angoscia, non respirare per quasi due ore: lo aveva fatto Thielemann al Regio di Torino in un memorabile allestimento dell'era Rattalino, lo ha fatto il suo maestro Abbado a fine Settanta, e ora lo fa il giovinetto Daniel Harding, aprendo il festival Sintonie di Lingotto Musica e compagnia. Non lascia tregua una versione da concerto dove la ingigantita Mahler Chamber Orchestra esplode come mostro blobbante di bagliori e bisbigli, sgozzando le voci e riducendole a strumenti tra strumenti, cancellando il teatro dallo sguardo e concentrando nella mente accecata dal dolore la musica di Berg, coltello che taglia e sgozza in una transe spietata il nostro bisogno che finisca, per andarcene di nuovo a respirare un po' di banalità quotidiana, un po' di speranza di mettere, da noi, un intervallino al dolore che ci tocca. Dietrich Henschel sappiamo che sa fare teatro, ma qui è come un Kevin Costner lontano, schiacciato tra i lupi e i watermondi contro i pannelli di ciliegio che insonorizzano alle spalle il podio della compagnia di canto: è uno strumento dietro gli ottoni e i fiati, la sua voce: sta contenuto, non fa l'elisabettiano, il suo Wozzeck è di quei sensibili che hanno capito tutto e sono impazziti perché non riescono ad agire nulla per cambiare il corso degli eventi. Molto delirante sublimante la Marie di Claudia Barainsky. Ci manca il corpicino del bimbo, tutto il tempo: fantasma vero in questo fantasma di teatro senza attori. Harding apre spazi a meraviglie orchestrali pazzesche: i ländler nel giardino della locanda, il valzer della pista da ballo e il dormiveglia in caserma del secondo atto; la passeggiata assassina nel bosco di notte, la polka veloce in osteria, il capitano e il dottore allo stagno (come in un Ludwig viscontiano accecato), l'hopp, hopp! dello sventurato orfanello (finalmente biondina voce bianca in carne emaciata!) nel terzo atto: in questi passi stravolti di danze, in questi spettri e smorfie di decomposta letizia viennese Berg è ultimo atto di Mahler: alla depressione succede psicosi. Sto ragazzino di 29 anni sul podio squarta e macella con lampeggiante controllata furia una materia senza catarsi: ci fa spavento anche lui, dove arriverà la sua maturità?

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