Gruppo di famiglia in un interno
La "Walchiria" torna al San Carlo dopo giusto un quarto di secolo con uno spettacolo asciutto, essenziale, privo di facili lusinghe sceniche, con un impatto lento ma profondo; uno spettacolo in cui si incontrano e si fondono armoniosamente le prospettive degli artefici principali
Recensione
classica
Un minuto di silenzio in memoria di Gary Bertini precede la "Walchiria", tornata al San Carlo dopo giusto un quarto di secolo in un'edizione che vede per la prima volta lavorare insieme tre personalità importanti come quelle di Federico Tiezzi, Giulio Paolini e Jeffrey Tate, ora nuovo direttore musicale dell'orchestra sancarliana.
Il pubblico si trova davanti uno spettacolo asciutto, essenziale, privo di facili lusinghe sceniche, con un impatto lento ma profondo; uno spettacolo in cui si incontrano e si fondono armoniosamente le prospettive degli artefici principali. Tiezzi rilegge la "Walchiria" attraverso Mann e Ibsen e ne mette in evidenza la natura di grande dramma della decadenza, sottolineando sottilmente le latenti implicazioni filosofiche e psicoanalitiche: in scena dunque calcolati giochi di luce e colore, perfette geometrie corporee, misurati movimenti degli attori e simbolici componenti - tavoli da pranzo, sedie e costumi ottocenteschi - che danno forma a ritratti di famiglia in astratti interni borghesi. Paolini dà a questa lettura ulteriori connotazioni metaforiche con elementi tipici del suo immaginario che vengono ad accordarsi bene con l'impianto registico: fondali raffiguranti astri e corpi celesti ( riferiti alle potenze divine ), un grande telaio metallico quadrato, incorporeo e metafisico, i cui tre livelli accolgono le icone caratterizzanti ciascun atto (l'albero e la spada, le rocce della "montagna selvaggia", i calchi in gesso degli eroi ).
Dai cantanti viene un contributo complessivo di ottimo livello: magistrali paiono soprattutto le prove vocali di Christopher Ventris e Petra Lang ( chiamata all'ultimo momento a sostituire Nina Stemme ). Tate, da par suo, dilata i tempi e scava nella partitura con finissimo acume analitico, valorizzando magistralmente il ruolo della "melodia orchestrale" e trovando sempre il giusto rapporto rispetto alle parti vocali. L'orchestra risponde nel complesso in modo apprezzabile, ma il "suono wagneriano" non c'è ancora.
Interpreti: Ventris, Lang, Casselman, Eglitis, Braun
Regia: Federico Tiezzi
Scene: Giulio Paolini
Costumi: Giovanna Buzzi
Direttore: Jeffrey Tate
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