Felice ritorno di Chailly alla Scala con Rigoletto

Calorose accoglienze per la collaudata edizione scaligera di Rigoletto con Chailly sul podio dopo sette anni di assenza

Recensione
classica
Teatro alla Scala Milano
Giuseppe Verdi
24 Gennaio 2006
Grande festa, forse prevedibile, per Riccardo Chailly che mancava dal podio scaligero da sette anni, sala piena zeppa e pubblico generoso come non mai. All'orchestra in ottima forma il direttore ha dato sonorità granitiche di forte impatto drammatico (basti segnalare i materici archi bassi nel duetto Sparafucile-Rigoletto del primo atto), talvolta prendendo il rischio di tempi lenti, mai però a discapito della precisione e della trasparenza. Questa edizione di Rigoletto (regia Deflo, scene Frigerio, costumi Squarciapino), nata nel 1994 e ripresa più volte, ha confermato d'essere un punto fermo del repertorio della Scala, con gli ori rutilanti di un sognato palazzo ducale di Mantova in contrasto con le case di mattoni nudi e le finestre senza infissi di un altrettanto sognato suburbio. Per la quinta volta nelle vesti di Gilda alla Scala, Andrea Rost, algida, poco comunicativa, di voce sottile, sempre elegante. Protagonista l'inossidabile Leo Nucci che porta in scena lo stereotipo di Rigoletto, con gli inevitabili tic ai quali il pubblico ancora non rinuncia, claudicante quando è in tenuta di lavoro, sciolto di movimenti quando porta il mantello di padre. La voce non è quella di un tempo, stenta un po' nel registro alto, ma la maestria sopperisce alla grande. Nuovo arrivato invece Marcelo Alvarez, voce disinvolta e senza problemi, eppure alla fin fine di scarso fascino. Quanto a gestualità poi è quanto di più tenorile si possa immaginare, con tanto di gamba appoggiata sulla seggiola nell'attaccare "La donna è mobile". Buono ed efficace lo Sparafucile di Marco Spotti, di tono minore la Maddalena di Mariana Pentcheva non troppo a suo agio con la dizione. Ovazioni per Nucci al termine del secondo atto, un poco di claque forzata per la Rost nei momenti canonici, che le ha procurato di riflesso qualche "buu". Mentre al termine dello spettacolo applausi per tutti, specie per Chailly, conclusi da un grido stentoreo per addetti ai lavori e in difesa dell'orchestra, "Carla Moreni cambia mestiere!", che ha fatto ridacchiare gli ultimi spettatori rimasti in sala.

Direttore: Riccardo Chailly

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