Due utopie in Tempo Reale
Stockhausen e Cornelius Cardew per la conclusione del festival fiorentino
Recensione
classica
Nel terzo festival fiorentino di Tempo Reale la vocazione elettronica si è aperta ad altro, al “rumore rosa”, come recitava il titolo di quest’edizione, al genio femminile, con le presenze vibranti e insieme con la precisione di segno musicale di artiste come Liu Fang, suonatrice e innovatrice del liuto tradizionale cinese. Non in rosa, però, la conclusione, con “Musica comunista”, provocatorio accostamento del penultimo lavoro di Karheinz Stockhausen, Edentia – Klang 20th Hour (2007) per sassofono soprano (Giovanni Nardi) e musica elettronica (Francesco Giomi) con il lavoro forse più celebre, Treatise (1963-67), di Cornelius Cardew, collaboratore di Stockhausen prima dell’”apostasia” del celebre saggio Stockhausen Serves Imperialism, Ma ricongiunti i due in una prospettiva oramai storica - lo ricordava Daniele Spini introducendo il concerto - si nota come l’ultimo Stockhausen torni in qualche misura ad una sorta di “musica assoluta elettroacustica” dei suoi primi mirabilia come Kontakte nel ruscellare incredibilmente limpido, veloce e astratto dell’invenzione elettronica mentre una voce impone gesti e rituali musicali al solista in scena. Dal suo canto, l’interpretazione live-electronics di Treatise, realizzata da Salvatore Miele, Francesco Casciara, Daniela Cattivelli, Andrea Gozzi (regìa del suono Damiano Meacci) con campionatori, “oggetti sensibili” e chitarra elettrica, riconduce in qualche modo alla costellazione Stockhausen quest’episodio sui generis di musica aleatoria anni ’60: deformazioni grafiche di segni musicali, chiavi, note, pause, pentagrammi, al musicista decifrarli e realizzarli. Molto pubblico alla Limonaia di Villa Strozzi e molto successo.
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