Donizetti in Normandia

Flórez e Mei mandano in visibilio un pubblico solitamente amorfo. Ma tanto merito va anche al lavoro ottimale di regista e direttore.

Recensione
classica
Teatro Comunale Bologna
Gaetano Donizetti
31 Marzo 2004
Colpo grosso per il Comunale bolognese, che s'è aggiudicato Juan Diego Flórez per un mese intero, impegnandolo in ben due produzioni. Si comincia con una "Fille du régiment" che ha galvanizzato il pubblico come da anni non si ricordava: vero delirio già a metà del primo atto, quando il divo del momento è costretto a bissare la cabaletta con i nove Do. Come stupirsene? Florez è sempre più l'immagine della perfezione vocale, dell'eleganza e dell'ebbrezza insieme, unite a una gioia canora che si trasmette irrefrenabile ai colleghi e rapisce il pubblico. Il gioco dei colori, la spavalderia con cui affronta le frasi più impervie, la facilità di un'emissione miracolosa, la leggerezza del portamento scenico: non si sa da dove cominciare l'elogio; e ogni volta sembra che sia riuscito a superare ulteriormente sé stesso. Ma l'effetto non sarebbe suonato così eclatante se la sua prestazione non avesse goduto di un contorno perfetto. Mai udita in tanti anni una Eva Mei così seducente, cristallina nella vocalizzazione, intensissima nel canto patetico. E grandissima attrice sulla scena, grazie anche all'ambientazione vincente creata da Emilio Sagi, che dopo prove non esaltanti in questo come in altri teatri italiani ha firmato qui uno dei suoi spettacoli più riusciti: trasposta la vicenda all'epoca dello sbarco in Normandia (e badando - vivaddio - a operare opportune modifiche in tal senso alle parole del libretto), ne elimina quel tanto di insopportabilmente farsesco a favore d'una credibilità realistica (fondamentale l'apporto di veri costumi d'epoca) e di una tenerezza di sentimenti che ammicca alle commedie cinematografiche di Gene Kelly e Frank Sinatra. Tutti recitano a meraviglia, dal coro ai cantanti di contorno (Bruno Praticò, Annie Vavrille, Paolo Orecchia), che suppliscono con un'efficacissima presenza scenica a prestazioni vocali più sfocate. La pertinenza stilistica di un direttore in questo repertorio si saggia nell'accompagnamento di "Il faut partir": non vi fosse stato il canto mirabile di Eva Mei a tenerci inchiodati alla poltrona, l'agogica fluttuante e le dinamiche impalpabili imposte da Maurizio Benini a quel banalissimo arpeggio sarebbero state comunque un capolavoro d'interpretazione. Non suonino queste righe come frutto di un entusiasmo eccessivo: si è trattato davvero d'una serata di quelle che si ricordano per la vita intera.

Interpreti: Eva Mei/Valeria Esposito, Juan Diego Florez/Stefano Secco, Annie Vavrille, Bruno Praticò

Regia: Emilio Sagi

Scene: Julio Galan

Costumi: Julio Galan

Orchestra: Orchestra del Teatro Comuale di Bologna

Direttore: Maurizio Benini

Coro: Coro del Teatro Comuale di Bologna

Maestro Coro: Marcel Seminara

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Bologna: il nuovo allestimento operistico dell’Orchestra Senzaspine ha debuttato al Teatro Duse

classica

Successo per Beethoven trascritto da Liszt al Lucca Classica Music Festival

classica

Non una sorta di bambino prodigio ma un direttore d’orchestra già maturo, che sa quello che vuole e come ottenerlo