Donizetti alle prese con i tifoni della Florida e la bora di Trieste

"Rita ou e mari battu", divertente atto unico scritto da Donizetti nel 1841, approda a Trieste in un'ambientazione moderna che suscita qualche perplessità ma lascia intatta la vivacità e l'eleganza delle melodie del bergamasco.

Recensione
classica
Teatro Lirico Giuseppe Verdi Trieste
Gaetano Donizetti
10 Gennaio 2003
Trasportata dall'originario scenario contadino alle tormentate coste della Florida, dove gli uragani si succedono nell'arrecare danni a persone e cose, "Rita, ou le mari battu" vivacissimo atto unico di Gaetano Donizetti ha potuto giovarsi del realistico e quanto mai appropriato effetto speciale prodotto dalla bora che, soffiando a oltre 120 km/h su una Trieste già castigata dalla neve e dal ghiaccio, si è abbattuta sulla Sala Tripcovich con impeto ben percettibile dal non foltissimo pubblico accorso per l'occasione. Composto nel 1841 ma rappresentato a Parigi nel 1860, oltre un decennio dopo la scomparsa dell'autore, in questo nuovo allestimento del Teatro Verdi l'agile divertissement del bergamasco è stato riletto dal regista Giulio Ciabatti, seguendo, o meglio inseguendo, una linea evolutiva che, partendo dall'opéra-comique francese - filone al quale Donizetti si ispirava - arriva fino all'operetta e al musical: ritoccando il libretto originale di Gustave Vaëz, la vicenda è stata completamente attualizzata e riproposta in termini molto vicini alla commedia brillante americana. Se complessivamente il contrasto fra la musica di Donizetti e la moderna ambientazione della vicenda poteva comunque risultare originale nella sua ricercatezza, più di qualche perplessità hanno suscitato alcune modifiche cui è stata sottoposta la trama originale: trasformare in un incontro di boxe il duello tra i due mariti della protagonista, che originariamente giocavano alla mora per stabilire chi si sarebbe liberato dal vincolo matrimoniale, ha portato al singolare risultato di una gara coi guantoni cantata su un testo a dir poco ...matematico; le movenze delle tre belle cameriere che partecipavano, tutt'altro che imparziali, al tenzone tra le rimostranze degli uomini e una Rita decisa a non farsi soggiogare da alcun marito, ricordavano troppo sfacciatamente quelle che la televisione nostrana affida quotidianamente alle eredi delle vallette degli anni '70. Calata in un mondo a stelle e strisce, dove ciascuno dei personaggi in scena poteva vantare più di un'esperienza matrimoniale alle spalle, la briosità di questa pagina di Donizetti, che peraltro ha in goduto in passato di una certa notorietà, è stata comunque più che premiata, anche grazie agli interpreti vocali che si sono esibiti sul palcoscenico della Tripcovich: Elena Monti, una Rita meno 'leggera' di quello che la scrittura del bergamasco avrebbe forse desiderato, ma sufficientemente agile ed elegante; lo sgargiante Donato Di Gioia e l'espressivo Federico Di Lepre, rispettivamente primo e secondo marito della protagonista; il direttore Francesco Rosa, che - a parte qualche scollamento iniziale - ha guidato con padronanza e vigore l'orchestra del Teatro Verdi attraverso i guizzi ritmici e le delicate linee melodiche che Donizetti scrisse per questa breve ma originale pagina teatrale. Sinceri e prolungati gli applausi finali per tutti gli interpreti.

Note: Nuovo allestimento del Teatro Lirico "Giuseppe Verdi"

Interpreti: Rita: Elena Monti; Beppe: Federico Lepre; Gaspar: Donato Di Gioia

Regia: Giulio Ciabatti

Scene: Pier Paolo Bisleri

Orchestra: Orchestra del Teatro Lirico "Giuseppe Verdi" di Trieste

Direttore: Francesco Rosa

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