Datemi un riff, vi solleverò il mondo
Spaziale ospita l’esordio italiano dei Raconteurs, supergruppo di Jack White dei White Stripes.
09 luglio 2008 • 2 minuti di lettura
Spaziale Festival Torino
Apertura 2008 per Spaziale, con i Raconteurs (Jack White, Brendan Benson e Jack Lawrence e Patrick Keeler dei Greenhornes). Aprono i Vampire Weekend, tra i nomi nuovi della scena newyorkese: troppo sacrificati dall’orario pre-tramonto e dall’esiguità del set - appena tre quarti d’ora - i quattro ventenni hanno comunque mostrato brandelli (acerbi) di un loro personalissimo stile. Con il piglio e le intenzioni di chi ha passato l’adolescenza ad ascoltare Paul Simon e i Talking Heads, il loro “Upper west side Soweto” regge anche dal vivo, e se si sospettano chitarre alla Strokes, si è subito sviati dalla batteria “tribale” di gabrieliana memoria. Il pubblico (non foltissimo) è però tutto per i Raconteurs. Reduci da un disco non particolarmente originale per scelte stilistiche e a tratti freddino, dopo il convincente esordio del 2006, il live dissipa ogni dubbio e – nel caso – si fa perdonare ogni mancanza di calore. I quattro (con in più il tastierista Mark Watrous) sono una formidabile live band. Non era scontato, visto la loro natura di supergruppo di studio. Intendiamoci: la musica dei Raconteurs era già stata creata, il loro approccio non particolarmente originale pare essere quello di una postmoderna nostalgia di quando il rock era rock, e i Led Zeppelin ne erano i profeti. Jack White è un distributore automatico di riff che non si inceppa mai, ma il suo falsetto da bluesman isterico tiene su il progetto anche quando il ritmo cala e si vira su episodi di blues a tinte vagamente psichedeliche (“Blue veins”: anche qui il debito è da pagare agli Zeppelin di “Since I've Been Loving You”). Rock-blues muscoloso, sudato e colpevolmente epico, redento dall’indie di Detroit: in questo sta, in fondo, il suo valore. Dategli un riff, vi solleveranno il mondo.