Dalla recita al concerto

Anche Lucio Dalla s'inserisce fra i nomi celebri che hanno voluto narrare le vicende di Pierino e il lupo, con una lettura assai composta, al di là di ogni previsione.

Recensione
classica
Teatro Comunale Bologna
Sergej Prokof'ev
30 Ottobre 2003
Il nuovo corso della gestione Mazzonis/De Vivo al Teatro Comunale di Bologna si è subito messo in luce con una serie di novità che non possono passare inosservate, coinvolgendo direttamente gusti e abitudini del pubblico. Il quale, per due settimane, ha improvvisamente cambiato faccia, giacchè si è pensato di aprire la sala prima al musical simbolo della contestazione sessantottina (ben otto rappresentazioni di un "Hair" proveniente da Broadway), poi al grande balletto classico da tempo negletto (quattro recite di un "Sogno di una notte di mezza estate" scaligero), con livelli di affluenza e gradimento che neppure una "Bohème" sarebbe oggi più in grado di eguagliare. Anche la stagione sinfonica appena avviata si presenta con una serie di innovazioni. La sala, innanzitutto, individuata definitivamente nel ristrutturato Teatro "Manzoni": un auditorium ottimale per il concerto (anche Bologna, ora, ne ha uno, benché non tanto chiacchierato come quelli di altre città), la cui capienza superiore allo stesso Teatro Comunale ha indotto a ridurre i turni di abbonamento da due (mezzi vuoti) a uno soltanto (ben pieno). I libretti di sala hanno poi recuperato la dimensione di agile brochure che andava vent'anni fa, con brevissime schede di presentazione del brano da leggersi al volo, mandando così in pensione i lunghi saggi accademici che li avevano vieppiù appesantiti. Le locandine, infine, sono tornate a riempirsi dei titoli più "popolari", quelli che formano la discoteca di base dell'appassionato di musica: dalla "Fantastica" al "Nuovo Mondo", dalla "Italiana" a "Un americano a Parigi", dal Requiem di Mozart alla Quinta Sinfonia di Beethoven. Assistiamo insomma al tentativo di coniugare le due maggiori esigenze che attanagliano oggi le nostre Fondazioni: riduzione dei costi e richiamo di nuovo pubblico. Ne consegue uno stile generale particolarmente affabile, a cominciare dalle nuove grafiche, su su fino ai toni da cordiale imbonitore che a questo sovrintendente piace tanto assumere, con le sue frequenti apparizioni in palcoscenico nell'intento di diffondere una cert'aria di famiglia: come in questa serata, avviata da una piccola cerimonia di pubblico congedo al secondo oboe che se ne va in pensione e il minuto di raccoglimento alla memoria di Franco Corelli. Anche il concerto che qui recensiamo va naturalmente in tale direzione: chiamare Lucio Dalla a narrare "Pierino e il lupo" significa far entrare a teatro qualche curioso in più, nonché una manciata di bambini (un risultato non piccolo, di questi tempi). Il noto cantante torna a distanza di pochi mesi dal concerto d'inaugurazione della sala, quando si era esibito a fianco di artisti "classici" altrettanto bolognesi; e vi torna in una settimana in cui è al centro delle cronache musicali, fra la "Tosca" rivisitata e l'uscita del nuovo cd. La sua presenza come narratore della celebre favola musicale allunga la lunga serie di nomi famosi che vi si sono accostati, da Eduardo a Fo a Benigni. Sapendo di non essere un attore, Dalla si limita a una recitazione sobria e diligente del testo rivisitato da Lorenzo Arruga, evitando al massimo sin la gestualità, e impegnandosi piuttosto sul piano musicale: sopra gli inserti orchestrali che scorrono uno dopo l'altro, lui canticchia, fischietta, tamburella in sincope sul leggio, controcanta nel suo tipico "scating", sempre con grande discrezione, lasciandosi andare soltanto a un fin quasi scontato accenno del suo hit "Attenti al lupo". Chi si era preparato a crasse risate è rimasto insomma deluso, la cifra interpretativa prescelta essendo piuttosto quella di una sottile e pudica malinconia. Non resta spazio per soffermarsi sui tre brani di contorno, caleidoscopi timbrici fra i più amati dell'impressionismo e del fauvismo francesi, anch'essi prescelti nel segno della fiaba: "L'uccello di fuoco", "Ma mère l'oye, "Daphnis et Chloè n. 2". Il momento più suggestivo? L'eclatante "Alba" raveliana, che gli archi di Daniele Gatti hanno reso con sonorità di grande effetto. Il buon auspicio per una nuova alba di questo teatro?

Note: libera versione di Lorenzo Arruga

Interpreti: Lucio Dalla, voce recitante

Orchestra: Orchestra del Teatro Comunale di Bologna

Direttore: Daniele Gatti

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Bologna: il nuovo allestimento operistico dell’Orchestra Senzaspine ha debuttato al Teatro Duse

classica

Successo per Beethoven trascritto da Liszt al Lucca Classica Music Festival

classica

Non una sorta di bambino prodigio ma un direttore d’orchestra già maturo, che sa quello che vuole e come ottenerlo