Da un passato senza speranza

Un buon allestimento di Z Mrtvého Domu (Da una casa di morti), solido soprattutto nelle parti vocali principali, è stato il secondo titolo in stagione per il Teatro Real. Regia scene e costumi hanno sorretto con pulizia la drammaturgia, mentre l'orchestra (diretta da Marc Albrecht) ha mostrato alcuni momenti di fatica.

Recensione
classica
Teatro Real Madrid
Leos Janácek
15 Novembre 2005
Nella stagione del Teatro Real figurano ben quattro titoli del Novecento Storico, tra cui questo di Janácek è forse il più impegnativo; potrebbe esserci un intento informativo, dietro queste scelte (dato che "Da una casa di morti" ha avuto con questo spettacolo la sua prima madrilena), e anche probativo per le maestranze: l'Orchestra Sinfonica di Madrid, guidata per il resto con buon piglio - ma non troppe sfumature - da Marc Albrecht, arranca (soprattutto negli archi) nell'introduzione sinfonica, cavandosela poi via via meglio. Il lavoro di Janácek è drammaturgicamente problematico: vi accade poco, ed è un fulmineo sbocco tensivo di quello che è raccontato dai protagonisti che hanno vissuto storie di violenza dalle quali sono stati condannati a vivere - di norma fino alla morte - in prigione; l'unico che uscirà in conclusione dell'opera, Gorianchikov, oltre che filantropo educatore sembra essere privo di passato. Alcune scelte di regia e costumistica paiono conseguenti: i prigionieri, tutti condannati allo stesso destino, hanno vestiti pressoché uguali, e li distingue solo un tratto della capigliatura; le scene sono omogenee, occupate da pochi simboli mastodontici (l'albero, l'uccello della libertà) o iterati (i teschi del fondale nella geniale pantomima, esempio classico di teatro nel teatro), e anche la gestualita' tende allo statico. L'allestimento, che ne sviluppa uno salisburghese di 13 anni fa, si regge bene soprattutto grazie alle capacità vocali dei "narratori", che hanno le parti più impegnative e che rendono con pulizia la sintesi canto-parola tipica di Janácek: Hubert Delamboye (Luka-Filka), Jerry Hadley (Skuratov), Jeffrey Francis (Sapkin), Johan Reuter (Siskov); ma anche gli altri ruoli sono coperti più che professionalmente. Pubblico abbastanza numeroso, applausi calorosi ma non entusiasti.

Note: Nuovo allestimento in co-produzione con l'Opéra National de Paris

Interpreti: José van Dam, Gaele Le Roi, Hubert Delamboye, Jirí Sulzenko, Jerry Hadley, Jeffrey Francis, Johan Reuter, Tomás Juhás

Regia: Klaus Michael Grüber

Scene: Eduardo Arroyo, Vinicio Cheli, designer luci

Costumi: Eva Dessecker

Orchestra: Orchestra Sinfonica di Madrid

Direttore: Marc Albrecht

Coro: Coro del Teatro Real

Maestro Coro: Jordi Casas Bayer

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

I poco noti mottetti e i semisconosciuti versetti diretti da Flavio Colusso a Sant’Apollinare, dove Carissimi fu maestro di cappella per quasi mezzo secolo

classica

Arte concert propone l’opera Melancholia di Mikael Karlsson tratta dal film omonimo di Lars von Trier presentata con successo a Stoccolma nello scorso autunno

classica

Piace l’allestimento di McVicar, ottimo il mezzosoprano Lea Desandre