Che delusione Traviata!

Applausi per Frontali, qualche buuh nei confronti di regia e scenografia. Questo l'esito della "Traviata" genovese diretta con troppa irruenza e poco approfondimento emotivo da Nicola Luisotti.

Recensione
classica
Teatro Carlo Felice Genova
Giuseppe Verdi
10 Dicembre 2004
L'applauso più lungo e meritato, ieri sera, al Carlo Felice, al termine di "Traviata" l'ha ricevuto Roberto Frontali. E che l'accoglienza più calorosa sia stata riservata a Giorgio Germont la dice lunga sull'esito di questa edizione dell'opera verdiana, nata dalla collaborazione del teatro genovese con i Teatri del Circuito Lirico Lombardo. Una "Traviata" molto discutibile sul piano scenico e sul piano musicale. Sul podio dei complessi genovesi Nicola Luisotti ha imposto una lettura a tratti incredibilmente accelerata: l'avvio del primo atto, ad esempio, è stato risolto con tale irruenza sonora da "schiacciare" le frasi, appiattirle; altrettanto si può dire nei due momenti in cui suona la banda dietro le quinte, nel primo e nell'ultimo atto. Una esecuzione, insomma, frammentaria, nervosa, troppo spesso sopra le righe. A vanificare gli aspetti emotivi della vicenda hanno poi contribuito in maniera determinante la regia di Marco Gandini e le scene di Italo Grassi. L'esigenza di approntare un allestimento di facile trasporto ha probabilmente ispirato una ambientazione spoglia. Tuttavia certe scelte hanno suscitato non poche perplessità. Violetta è quasi sempre per terra, non esistono mobili se non una sorta di letto che nel Preludio allude alla bara, nel primo atto si trasforma in una sorta di tavolo e poi alla fine è il letto della morte. Altro non c'è se non, nel fondale una parte triangolare trasparente al di là della quale si proiettano immagini che alludono agli ambienti esterni. Gandini non approfondisce i personaggi, li lascia vagare e si limita a qualche elemento simbolico, qua e là. Nel cast, come si è detto, si è ascoltato un eccellente Frontali che ha reso il secondo atto il migliore della serata. Svetla Vassileva ha costruito una Violetta piacevole ma non entusiasmante. Figurina affascinante, non ha esibito una gran voce, ma ha cercato di sfruttare al meglio le proprie risorse, regalando accanto a Frontali alcuni momenti interessanti soprattutto nel citato secondo atto, mentre nel finale ("Gran Dio" ) il suo canto si è un po' irrigidito. Charles Castronovo è stato un Alfredo sostanzialmente corretto.

Interpreti: Violetta Valery: Svetla Vassileva /Loukia Spanaki (11, 14, 16, 18); Alfredo Germont: Charles Castronovo, Massimiliano Pisapia (11, 14, 16, 18); Giorgio Germont: Roberto Frontali, Alberto Gazale (11, 14, 17, 19), Damiano Salerno (16); Flora Bervoix: Tiziana Tramonti; Dottor Grenvil: Cesare Lana; Annina: Gabriella Stimola; Gastone: Mario Bolognesi; Barone Douphol: Antonio Menicucci; Marchese d'Obigny: Riccardo Ristori; Giuseppe: Giovanni Maini; Il domestico di Flora: Filippo Balestra; Commissionario: Loris Purpura; Mimi / Danzatori: Marc Berriel, Manuela Aufieri, Arianna Bolzonella Krisztina Sas

Regia: Marco Gandini

Scene: Italo Grassi

Costumi: Elena Cicorella

Coreografo: Marc Berriel

Orchestra: Orchestra del Teatro Carlo Felice

Direttore: Nicola Luisotti

Coro: Coro del Teatro Carlo Felice

Maestro Coro: Ciro Visco

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