Chaslin tra Brahms e Poulenc

A Bologna con l’Orchestra del Comunale insieme a Krylov (violino) e Cherrier-Hoffman (soprano)

Chaslin e Krylov (Foto Andrea Ranzi)
Chaslin e Krylov (Foto Andrea Ranzi)
Recensione
classica
Bologna, Teatro Auditorium Manzoni
Frédéric Chaslin con l’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna
06 Maggio 2025

Il Teatro Comunale di Bologna prosegue il ciclo brahmsiano a cui è dedicata la stagione sinfonica 2025. In cartellone il Concerto per violino e orchestra in Re Maggiore op. 77 (1879), monumento della letteratura violinistica interpretato da Sergej Krylov, artista russo di grande spessore che si fa subito apprezzare per l’aderenza emotiva con cui approccia il capolavoro brahmsiano. L’Allegro ma non troppo convince per il buon equilibrio ottenuto dalla concertazione del direttore Frédéric Chaslin, che con un’attenta gestione delle dinamiche restituisce il rapporto tra la monumentalità orchestrale e l’ispirato, a tratti disperato, intimismo lirico del violino di Krylov. Il dolce e commovente tema dell’oboe – evidenziato da un buon legato – introduce il toccante Adagio, in cui Krylov brilla per l’intonazione e per una certa musicalità liquida. Il carattere zigano e luminoso dell’Allegro giocoso. Poco più presto è ben restituito dalla conduzione vivace di Chaslin e dai robusti glissando di Krylov, che dopo un bis lascia il palco tra i caldi applausi del pubblico. 

La seconda parte del concerto è dedicata alla musica vocale di Poulenc, interpretata dal soprano Julie Cherrier-Hoffman. Si inizia con la trascrizione orchestrale, a cura dello stesso Chaslin, delle sei melodie (composte in origine per pianoforte) di Françailles pour rire (1942). Questa trascrizione purtroppo non mette sempre a proprio agio il soprano, soprattutto quando si muove nel registro più basso, nonostante un’interpretazione comunque elegante e appassionata. A seguire Les chemins de l’amour (1940) dal carattere malinconico e seducente, ben espresso dall’apprezzabile senso del ritmo e dalla musicalità della voce chiara della cantante francese. L’apice della serata però rimane l’esecuzione del Gloria in sol maggiore per soprano, coro e orchestra (1961), personalissima reinterpretazione di Poulenc della liturgia cattolica. Il direttore francese illumina con giustizia ed equilibrio la partitura, grazie a una conduzione sempre attenta e che non forza mai i tempi e le dinamiche. Il capolavoro di Poulenc, dunque, si libera in tutta la sua grazia, a volte perturbata da melodie spigolose e quasi grottesche, che la robusta prova del coro (preparato ottimamente da Gea Garatti Ansini) e la convincente intonazione del soprano - che gestisce attentamente anche le parti dalla scrittura vocale più impervia – comunicano con particolare espressione ed efficacia. A colpire è soprattutto il finale, con la prova maiuscolo degli ottini, gli acuti svettanti di Cherrier-Hoffman e l’emozionante interpretazione del coro dai toni austeri e sofferti.

Un buon concerto, con vivo successo di tutti. 

 

 

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