C'è Ascanio Celestini

diario del 29 luglio

Recensione
jazz
La Fiera del Tappeto di Mogoro compie cinquant’anni come me. E’ stata inaugurata ieri pomeriggio nel piazzale antistante la struttura che ospita la Fiera e io ho tagliato il nastro davanti al Sindaco Sandro Broccia e all’Assessore regionale al turismo Gino Crisponi. L’esposizione è bellissima. Un grande spazio al pianterreno con i tappeti antichi di Mogoro che sono poesia pura e poi due piani di ceramiche, scialli, tessuti, filigrane, oggetti in cuoio e in ferro… Forse non c’è nel mondo una regione così ricca e varia di artigianato come la Sardegna e questo significherà pur qualcosa. Perché l’artigianato è l’espressione dell’anima di un popolo. La migliore evidentemente. Per me l’artigiano che lavora con le mani è un artista nel vero senso del termine ma mentre l’arte è selettiva e tende a rappresentare il singolo che a sua volta è l’espressione della collettività l’artigiano è la vera espressione di un popolo. Speranze e paure, religiosità e misticismo, sacro e profano, poesia e felicità di vivere sono nell’unico microchip del prodotto artigiano che ne raccoglie le essenze più profumate. Artigiano è colui che mette in relazione la terra con il cielo e per questo ieri alla presentazione mi sono tolto i sandali che già non andavano bene per la presentazione ufficiale dell’edizione 50 della Fiera del Tappeto di Mogoro. Ascanio Celestini ha raccontato il mondo ieri sera davanti alla Chiesa del Carmine. Artigiano vero della parola che gira ancora l’Italia in camper a distillare poesia altra. Sembra uno di altri tempi Ascanio. Con quella barbetta nella quale ti puoi perdere perché è come il ciuffo in testa di Omar Sosa e secondo me loro due sono un po’ uguali per quanto il primo venga da una borgata romana e il secondo dall’Havana. Con Ascanio ci siamo sempre visti all’ultimo momento e abbiamo improvvisato tutto. Lui è talmente bravo che non ha di certo bisogno della musica. Io ci sono solo per solidarietà ma se non ci fossi andrebbe bene lo stesso e a volte sto dieci minuti in silenzio a sentirlo snocciolare le sue storie e a piangere o ridere. E’ talmente musicale che qualsiasi cosa fai va bene e dunque potrebbe anche essere accompagnato da mio figlio Andrea con la trombetta colorata che sta nella foto di “!50” e andrebbe bene lo stesso perché quando parte con la ‘sua’ fiaba di Cappuccetto Rosso non ce n’è per nessuno e finche non finisce la storia stai lì appiccicato alle sue labbra perché lui è un vero cantastorie politico e sociale, raffinato e popolare, triste e allegro. Tutto questo è Ascanio Celestini. E come i veri cantastorie gira con il suo camper dove ha tutta la sua conoscenza e potrebbe mettere in piedi trenta spettacoli diversi in trenta giorni perché li sa tutti a memoria e ogni giorno aggiunge un pezzo che diventa parte dello spettacolo che cresce come un concerto di jazz. Ieri sera è arrivato anche mio padre con Tonino. 300 chilometri tra andata e ritorno. 87 anni ben portati. Era entusiasta di Ascanio per quanto non le abbia mandate a dire né sulla politica né sulla Chiesa ma lo fa in un modo così intelligente e leggero che ti chiedi se non abbia ragione lui e lui sa che è lì per quello. Perché anche con il teatro di parola si può cambiare il mondo. La cena era a chilometro zero in una casa poco lontana dalla Piazza del Carmine. Una casa normale con i proprietari di una certa età seduti con la sedietta e contenti di avere ospiti. Vino Semidano e Monica di Sardegna con il mio amico Achille, che è originario di Mogoro ma che vive a Copenaghen dove ha il Ristorante San Giorgio dove si mangia da Dio, che ci raccontava tutto sul vino, sul cibo e sulla cucina. Un altro artista. Alla fine dello spettacolo mi regalano un tappeto fatto apposta dalle tessitrici per il mio 50° compleanno. Bellissimo! Un tappeto e una sedietta per il piccolo Andrea mentre un ragazzo che suona la tromba in Banda e nei complessi mi ha regalato una sua opera in legno di castagno. Lo ringrazio e mi dice che è lui che deve ringraziarmi per i regali che gli ho fatto in questi anni. Regali musicali naturalmente. Forse non ci rendiamo conto del quanto la musica possa cambiare il mondo come la parola e regalare tanto. Antonio Leggeri e Carla Erca che curano il nostro merchandising parlano tutte le sere con persone e persone e queste raccontano del quanto i concerti alleggeriscano il peso del quotidiano fatto di insuccessi, relazioni complesse, fatture e mutui da pagare. Una bella terapia questa di “!50”. Per loro e anche per noi che la stiamo vivendo. All’inizio del concerto ringrazio lo “zoccolo duro” degli aficionados che ieri hanno iniziato a postare i loro nomi nel nostro Facebook. Simona Puddu ha seguito 21 concerti, Marco Cannella 20, Ivana Mulas 13, Antonella Meloni 21 e Gian Luca Dessì che è timido solo 10. Cito alcuni di questi che si fanno riconoscere perché solo in prima fila e vado a baciare le donne. Gli altri sono Paola Meloni, Alessandra Dessì, Francesco Hewson, Anna Luisa Giuro, Fata Jana, Minu Poete ma sono solo una parte. “Tra un paio di giorni, ci sentiremo tutti orfani......e cosa faremo???? Un po' come Forrest Gump quando ha smesso di correre! Trovaci un'altra occupazione, verremo a darti una mano al momento della vendemmia??????” scrive Marco Bruno questa mattina. Chissà cosa faremo anche noi a partire da domenica notte quando chiuderemo “!50” con il solo al Teatro Lirico di Cagliari. Perché questa è stata e rimarrà l’esperienza più straordinaria della mia vita e forse di alcuni altri. Quando mai altrimenti sarei andato a pranzo a Pompu che sono 250 abitanti e che ieri mattina erano tutti lì per noi a cucinare perché Ciccio che è uno dei nostri tecnici è di lì e hanno voluto organizzarci una festa con quasi tutto il paese. Alla fine del pranzo si avvicina una gentile signora che ha un figlio bello del Bangladesh che sembra una statua con degli occhiali bianchi. “Lo dica domani sera a Cagliari che Pompu esiste!” mi dice. L’ho già segnato nelle cose da fare e da dire domani ma non prima di salutare Gianni Melis che ci ha finalmente raggiunto in tarda serata e dopo i funerali della sua mamma che se n’è andata proprio durante uno dei concerti di “!50” e nel giorno del suo compleanno. Nonostante tutto l’altra mattina è riuscito a postare un pensiero per noi dal titolo “La Vita al galoppo”. Baciando la tromba a simulare un galoppo al microfono eolico e/o fotovoltaico, tutte le sere al ritmo di un purosangue, per i più devoti o un cavallo alato per quelli più fanatici o brocco per gli invidiosi o musici frustrati, tu comunque galoppa ancora fino a 50! Amico mio… spero, compagno di avventure di certo, per 50 volte almeno, per 50 ancora. Per me è ritmo cardiaco vitale, se ti importa. E’ il bacio di una madre che se ne va in silenzio, anche lei festeggiando con grande senso dell’umorismo, il giorno del suo compleanno. Più lieve, più silenziosa. Una notizia che avrei voluto fra 50 anni. Invece è nel giorno di 50 che è la metà dei suoi anni 50 per cento ancora. Interrompendo bruscamente i miei 50 riducendomi il ritmo vitale al 50 per cento . Quanti 50 ancora da vivere o da dividere con te, con voi amici di 50 Un pò fratelli, un po’ famiglia per 50 giorni. Gianni

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