Carpi festeggia gli 80 anni del Quartetto Italiano

Il Quartetto di Cremona in un ottimo concerto su pagine di Corelli, Debussy e Beethoven

GD

21 dicembre 2025 • 3 minuti di lettura

Il Quartetto di Cremona (Foto Nikolaj Lund)
Il Quartetto di Cremona (Foto Nikolaj Lund)

Teatro Comunale, Carpi

Quartetto di Cremona

14/12/2025 - 14/12/2025

In occasione dell’ottantesimo anniversario della nascita del Quartetto Italiano, uno dei più prestigiosi ensemble da camera di tutto il Novecento a livello mondiale, il Teatro Comunale di Carpi ha organizzato un concerto-evento tenuto dal Quartetto di Cremona, compagine altrettanto stimata, che casualmente – e propiziamente – festeggia nel 2025 i venticinque anni di attività. 

Invero, il Quartetto Italiano (allora Nuovo Quartetto Italiano) tenne il suo primo concerto proprio a Carpi nella Sala dei Mori di Palazzo dei Pio, in occasione del concerto inaugurale della stagione degli “Amici della Musica”. L’idea del Comunale, sicuramente opportuna e ottimamente messa in pratica, è stata quella di riproporre parte di quel programma che nel lontano 12 novembre 1945 segnò il debutto di Paolo Borciani, Elisa Pegreffi, Lionello Forzanti e Franco Rossi come componenti del Quartetto Italiano. 

Il Quartetto di Cremona, costituito dagli intensi ma dolci violini di Cristiano Gualco e Paolo Andreoli, dalla viola educata ma autorevole di Simone Gramaglia e dal violoncello risonante e robusto di Giovanni Scaglione, ha eseguito un interessante programma che ha previsto la felice alternanza di epoche musicali diverse, passando dal Barocco di Corelli al Simbolismo di Debussy fino al tardo Classicismo e pre-Romanticismo di Beethoven.

Il concerto è iniziato con Sarabanda, Giga e Badinerie di Corelli, un trittico non assemblato originariamente dal compositore barocco ma ottenuto riprendendo tre movimenti diversi delle sonate per violino dell’op. 5. Il Quartetto di Cremona ha subito messo in mostra la purezza del suo suono, omogeneo e curato in ogni variazione di dinamica, sfoggiando un fraseggio delicato e una solida attenzione rispetto al ritmo. La musicalità barocca insita nell’arte di Corelli è stata pienamente restituita con successo, a fronte soprattutto del nitore emotivo dei colori elargiti dai musicisti. 

A seguire, il Quartetto in Sol minore di Debussy, un autore che all’epoca dell’istituzione del Quartetto Italiano non era ancora stato sufficientemente integrato nel canone estetico e quindi esecutivo del tempo. La prova dell’ensemble cremonese è stata semplicemente impeccabile, ricca di sfumature sentimentali e sonore: il brio disarmonico del primo movimento (di cui si segnala un sofisticatissimo diminuendo al termine) è stato accompagnato dalla raffinatezza cromatica del secondo, caratterizzato dall’ispirato, robusto e sorprendentemente melodioso “pizzicato”, mentre la sospesa e dolce mansuetudine del terzo tempo (suonato mirabilmente) è stata seguita dai toni misteriosi e opachi del finale, che ha brillato per l’encomiabile equilibrio con cui la compagine strumentale ne ha gestito i ritmi. 

Il programma si è poi concluso con un immancabile quartetto beethoveniano, in questo caso il n. 3 in Do Maggiore dell’op. 59, con un’esecuzione che si è distinta per la finezza del fraseggio tra le parti. Occorre sottolineare l’inebriante e precisa resa acustica del primo movimento, scomposto nella consueta introduzione lenta (riflessiva e pacifica) e nella vivacità dell’Allegro, schiusa dalla mirabile intonazione dei violini soprattutto nelle svettature più acute. L’Andante con moto è stato riscoperto nella pacatezza della sua regolarità ritmica, scandita magistralmente dal violoncello, e talvolta perturbata dal motivo coloristicamente buio e sfuggente che caratterizza il brano. Il Minuetto è stato risolto con una squisita eleganza dal sapore eminentemente classico, in un’esecuzione educata e graziosa. L’Allegro finale ha portato a compimento la dialettica tra tensione e distensione insita nel repertorio situato al confine tra Classicismo e Romanticismo: il Quartetto di Cremona ha (s)travolto l’intero uditorio con la potenza del suono e la sempre costante intelligibilità del percorso melodico, quasi narrativo, che soggiace al brano, catturato in tutte le sue improvvise, ma comunque ordinate, deviazioni ritmiche e dinamiche. 

Al termine del concerto, due bis: il terzo movimento del quartetto di Ravel (cavallo di battaglia del celebrato Quartetto Italiano), in cui la viola ha dato prova di notevole espressività, e il Contrappunto n. 9 dall’Arte della Fuga di Bach. Il pubblico di Carpi ha salutato il Quartetto di Cremona, che si riconferma uno degli ensemble cameristici più apprezzabili a livello internazionale, con sinceri e fragorosi applausi e certificando la riuscita di un’iniziativa in grado di unire la doverosa celebrazione degli ottant’anni del Quartetto Italiano a tanta buona musica, interpretata da chi continua a tenere viva l’eredità della compagine nata nel 1945.