Brahms secondo Marie-Ange Nguci

Con l’Orchestra della Toscana, originale e ammaliante lettura del primo concerto pianistico brahmsiano, poi la “Riforma” di Mendelssohn,Hossein Pishkar sul podio

ET

01 dicembre 2025 • 2 minuti di lettura

Marie-Ange Nguci – Hossein Pishkar – Orchestra della Toscana
Marie-Ange Nguci – Hossein Pishkar – Orchestra della Toscana

Firenze, Teatro Verdi

Marie-Ange Nguci – Hossein Pishkar – Orchestra della Toscana

28/11/2025 - 28/11/2025

Fra i momenti che hanno reso così speciale questo concerto c’è proprio l’entrata di Marie-Ange Nguci: dopo il drammaticoincipit orchestrale del concerto op. 15 di Brahms, la giovane ma già affermatissima pianista franco-albanese ci ha fatto voltare pagina con  un’espressività sognante e improntata al più intenso sentire romantico, insieme lunare e passionale, e poi ha proseguito per tutto il concerto, alternando con sapienza gli affondi tragici del primo movimento, l’intimismo dell’adagio, la baldanza del finale, in un’interpretazione  ricca di colori, affascinante, senza dubbio dosata alla perfezione e che tuttavia è capace di trasmettere una naturalezza che riesce sempre a sembrare spontanea e sorgiva, e ci sembra questo il suo tratto più originale, quello che ne fa una protagonista della scena pianistica di oggi. Immaginiamo che se c’è un autore che ognuno ascolta in modo diverso questo sia proprio Brahms, per la ricchezza di spunti differenti che offre, e tanto più in questo concerto ancora pieno, nel primo movimento, di un ardore giovanile indomito per esuberante ricchezza d’invenzione, nonostante le incertezze dell’autore nella travagliata vicenda compositiva, e la novità di un’orchestra così importante. Ciò che ci ha colpito in particolare in questa  interpretazione della Nguci, più ancora delle sonorità e dei colori sempre belli, è stata l’invenzione di andamenti mai plateali, ma sempre flessuosi e  sottilmente oscillanti intorno al perno del movimento generale, e ancor più, in questa flessuosità, la capacità di tratteggiare la relazione fra le due mani,  destra e sinistra, non in chiave di canto-accompagnamento ma come un doppio canto, che procedeva senza rigidezze, anzi con un senso di appagante libertà. Profondo l’incanto che anche stavolta, come in precedenti apparizioni italiane di cui il “Giornale della Musica” ha riferito, questa pianista ha esercitato sul pubblico, che alla fine l’ha coperta di applausi, dopo di che ha proposto uno dei suoi fuori programma prediletti, e cioè un estratto rielaborato dal concerto raveliano per la mano sinistra. Abbiamo trovato un’Orchestra della Toscana a ranghi molto rinnovati nelle file e nelle prime parti, comunque in forma, come si è evidenziato particolarmente nella seconda parte del programma, con una bella e limpida esecuzione della sinfonia n. 5 di Mendelssohn, “La Riforma”. E qui il protagonista era un altro giovane musicista, il direttore Hossein Pishkar, che anche lui ci ha regalato la stessa impressione di spontaneità d’approccio, con una lettura limpida, equilibrata ma anche molto fresca e comunicativa della Quinta mendelssohniana, che ci sembra aver trovato una buonissima risposta dall’orchestra, tra cui citiamo almeno Viola Brambilla, il primo flauto, a cui spetta l’enunciazione del corale luterano Ein feste Burg che costituisce il tema del finale.