Bologna torna la Bohème di Vick
Stefano Pop come Rodolfo e Dendievel sul podio
24 novembre 2025 • 3 minuti di lettura
Bologna, Comunale Nouveau
La Bohème
23/11/2025 - 30/11/2025Il Teatro Comunale di Bologna riaccoglie felicemente l’allestimento della Bohème curato dal compianto Graham Vick. La versione “studentesca” (il grande regista inglese diceva di essersi ispirato ai luoghi frequentati dagli studenti bolognesi, come Piazza Verdi) dell’opera pucciniana, insignita del Premio Abbiati, aveva debuttato nel 2018 suscitando tanto scalpore quanto un diffuso consenso. Ripresa nel 2021 per omaggiare la scomparsa di Vick, ritorna oggi nella sede provvisoria del maggiore teatro felsineo, conservando tutte le sue controversie (l’eccessivo pessimismo del degrado sociale e urbano del Quadro III) – ma pure il suo inesauribile fascino – e dimostrando quanto l’allestimento di questa Bohème ambientata a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso si adatti senza problemi allo spazio ridotto (soprattutto in altezza) del Comunale Nouveau. Lo spettacolo è ormai evidentemente ben rodato; pertanto, sarà sufficiente menzionare, o meglio, ricordare la compiuta aderenza tra tutti i movimenti scenici e la musica e, in particolare, la forza drammatica del finale: la dormiente/morente Mimì è appoggiata con il capo sulla spalla di Rodolfo, che dopo aver capito cosa sta accadendo (“Che vuol dire quell’andare e venire... quel guardami così...”), si scosta sconvolto. Allora, lo spettatore viene straziato e (s)travolto dal tonfo sordo del capo della giovane, che crolla al suolo senza vita. Tutti quanti abbandonano la scena, incapaci di sopportare il lutto: rimane soltanto il cadavere di Mimì coperto da un lenzuolo bianco.
Sul fronte musicale, si segnala un cast ben assortito e gradevole da vedere e ascoltare. Stefano Pop confeziona un Rodolfo istrionico e piuttosto espansivo, dagli acuti ampi e ottimamente proiettati, prediligendo un canto dispiegato di pari passo all’azione drammatica e colorando l’ampia musicalità del ruolo con delle spinte verso la declamazione verista. Al suo fianco, la corretta Mimì di Karen Gardeazabal, di cui si apprezzano la buona emissione e la solidità del registro centrale (compensando qualche isolata nota calante di quello acuto), che dona maggiore profondità al personaggio. I suoni ben appoggiati di Vittorio Prato dipingono un Marcello solido e risonante, mentre Musetta è scandita con caparbietà dallo strumento luminoso e intonato dell’avvenente Giuliana Gianfaldoni. Il gruppo dei bohémien è completato da Colline e Schaunard, restituiti con professionalità dalle voci generose di Davide Giangregorio e Andrea Piazza, mentre Nicolò Ceriani interpreta con gusto e ironia Benoit e Alcindoro. Infine, il Coro del Comunale, preparato doviziosamente da Gea Gratti Ansini, risulta omogeneo e compatto.
Sul podio il giovane e talentuosissimo Martjn Dendievel che, dopo aver diretto brillantemente la trilogia Mozart-Da Ponte, si distingue anche stavolta per la capacità di scolpire tutti i dettagli umorali e sonori della partitura, sapendo valorizzare melodicamente ogni sezione orchestrale, senza mai perdere di vista ciò che si svolge sul palcoscenico e senza tralasciare l’attenzione al ritmo e alle dinamiche. L’orchestra felsinea risponde egregiamente, esibendo un suono tenero e unitario.
Il pubblico della Prima risponde con convinti applausi per tutti gli artisti coinvolti, certificando il successo di uno spettacolo che ha ormai fatto scuola.