Bollani in trio suona (di nuovo) jazz

Tanti applausi al Regio di Parma per il pianista e il Danish Trio con Bodilsen e Lund

Stefano Bollani
Recensione
jazz
Teatro Regio, Parma
Stefano Bollani Danish Trio
20 Maggio 2018

Un teatro da “tutto esaurito” ha salutato il ritorno di Stefano Bollani a Parma, ospitato nell’ambito della stagione concertistica del Regio, a due anni di distanza dal recital in solitaria nel quale si era presentato, tra l’altro, in veste di autore di canzoni sulla scia promozionale del disco Arrivano gli alieni.

Il pianista ci ha ormai abituati al suo personaggio istrionico animato da un’incontinente verve ironica ma, a differenza dell’esibizione precedente, in questa occasione è tornato a navigare in acque musicali più squisitamente jazz, complici i componenti del suo trio danese, vale a dire Jesper Bodilsen al contrabbasso e Morten Lund alla batteria.

Stefano Bollani Danish Trio

Una formazione, quella rappresentata dal Danish Trio di Bollani, ormai ampiamente rodata grazie a una frequentazione che risale al 2002 quando, galeotta la vittoria di Enrico Rava al “Jazzpar” di Copenaghen, i tre si sono ritrovati in un sestetto creato ad hoc per l’occasione dallo stesso trombettista e documentato nel live dell’Enrico Rava Jazzpar 2002 Sextet, in‎titolato Happiness Is..., pubblicato nel 2003 dalla Stunt Records.

A partire da questa esperienza i tre musicisti hanno condiviso un percorso musicale costante e variegato, testimoniato da una serie di produzioni discografiche, anche molto differenti tra loro per approcci e stili musicali, che comprende dischi quali Mi ritorni in mente del 2004, dedicato alla canzone italiana, Gleda dell’anno successivo, dove omaggiano il repertorio di autori scandinavi, arrivando a Stone in the Water Joy in the Spite of Everything, cd usciti rispettivamente nel 2009 e nel 2014 per la ECM di Manfred Eicher, oltre al live Mediterraneo pubblicato lo scorso anno dove al trio si sono aggiunti Geir Lysne, Vincent Peirani e membri della Berlin Philharmoniker.

Un caleidoscopio di fonti musicali che, anche in occasione di questo concerto parmigiano, si è confermato base di partenza ideale per una serrata ed eclettica peregrinazione stilistica, avviata da un omaggio alla musica di Antonio Carlos Jobim, autore tra i prediletti di Bollani, per proseguire brano dopo brano offrendo esempi del repertorio di questo trio quali, tra gli altri, il brano “Gleda” dall’album omonimo o ancora “Easy Healing” tratto da Joy in the Spite of Everything.

Tra le irrinunciabili gag che il pianista ha dispensato coinvolgendo anche i due compagni danesi, e l’ormai classica attitudine ipercinetica che lo ha portato a saltare continuamente dalla tastiera del pianoforte a quella del Fender Rhodes, la serata è scivolata rapida regalando coinvolgenti scambi tra la batteria di Lund, al tempo stesso ritmicamente concreta e timbricamente fantasiosa, il contrabbasso di Bodilsen, solido e duttile nell’assecondare i compagni, e il pianoforte di un Bollani che ha confermato l’indomita fantasia armonica alimentata da un virtuosismo immediatamente comunicativo. Una miscela sicuramente efficace che, se da un lato ha riproposto anche nell’interplay tra i tre musicisti uno stile ormai consolidato, dall’altro ha permesso anche di godere di suggestioni più fresche emerse da alcuni brani inediti, concepiti in vista una futura incisione discografica, che hanno restituito quell’anima “carioca” che rappresenta uno dei tratti tipici della fantasia musicale di Bollani.

Solo un bis è stato concesso al termine di un concerto salutato da un caloroso successo di pubblico.

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