Birra e giornali, record sardi

diario del 23 giugno

Recensione
jazz
La raffineria sputa una lingua di fuoco che a notte fonda sembra bellissima. Se non si trattasse della ciminiera della Saras quella lingua di fuoco sarebbe poesia pura ed è quello che giustamente dice Furio Di Castri mentre ci lasciamo sulla nostra destra una infinità di luci che assomigliano a un presepe. Il concerto nel bel cortile di Villa Siotto si è appena concluso e noi ci fermiamo a bere qualcosa di fresco in uno dei bar del centro prima di raggiungere Cagliari e poi Oristano. Nonostante l’ora tarda ci sono ancora molti giovani e molte bottiglie di Ichnusa sono sparse nel piazzale del Bar “Tre Piramidi” che non si sa bene cosa significa e perché si chiama così.
Ordiniamo anche noi qualche bottiglia di birra senza specificare la marca ma, per noi sardi, birra significa Ichnusa. Peccato che la Heineken, oggi proprietaria del marchio Ichnusa, non ci abbia dato una lira per “!50” nonostante una trattativa che è durata diversi mesi. Sembra che non abbiano capito il senso del nostro progetto e fino a qui ci siamo. Nel senso che, non fosse per l’averci a suo tempo garantito una sponsorizzazione che a detta loro era sicura e sulla quale noi abbiamo contato, loro avrebbero tutto il diritto di rifiutare l’aiuto ad un progetto come il nostro. È però che la Sardegna è una delle Regioni dove si beve più birra e noi saremo in 50 Comuni dell’Isola e anche noi, di sera in sera e come molti, consumiamo la nostra Ichnusa. Fortuna vuole che la Sardegna non abbia solo il primato del consumo della birra ma anche quello della vendita dei quotidiani e oggi siamo sponsorizzati non solo dalla Banca di Sassari che è il nostro main sponsor ma anche da un nuovo coraggioso quotidiano che è Sardegna24 e che sarà presente nelle edicole sarde tra pochi giorni e anche in internet. In fondo non mi dispiace che gli unici due sponsor veri (quelli che mettono soldi veri per intenderci) siano sardi… Sarroch sembra un paese normale e di fatto lo è anche se deve fare i conti con la Saras e con le luci della raffineria che di notte sembreranno pure poesia ma di giorno no.
La cena da Don Pepicu è ottima. Antipasti di mare e cozze a s’Ischiscionera. “Alla moda campidanese” mi dice il gentile gestore con il quale alla fine del pasto facciamo una foto assieme a Furio e Antonello. Il cortile della Villa è gremito all’inverosimile e in streaming abbiamo più di duemila contatti. Il record ad oggi. Oggi sono arrivate anche le t-shirt di Amnesty e stasera la delegazione di Cagliari è presente con un gazebo. La maglia che porto io è color amaranto e la scritta, tratta da un mio testo editato nel catalogo dei 50 anni di Amnesty, recita “libertà è recepire il mondo e il suo pensiero” e sotto la scritta più piccola è “!50 sostiene Amnesty International” perché questo è uno dei tanti sensi di “!50” e noi ne siamo fieri.

Suonare con il Trio PAF è come ritrovarsi con vecchi amici. Introduco il concerto dicendo che siamo come le vecchie coppie che, inevitabilmente, si dividono alcune volte per noia o per abitudine. E’ così anche per noi che abbiamo suonato l’ultima volta in Corea del Sud e a Shanghai. Ognuno ha la sua strada da percorrere e a volte ci si perde ma a volte ci si ritrova anche. In “!50” ci ritroviamo tutti e PAF non poteva mancare perché con Furio e Antonello ci suono da una vita e insieme abbiamo percorso un bel pezzo di storia comune. Con Furio ci siamo conosciuti nei primi anni ottanta a Sassari e assieme inaugurammo una enoteca e poi formammo un duo che girò in lungo e in largo per l’Italia e per l’Europa mentre Antonello lo invitai la prima volta a Berchidda per suonare nel Cinema Parrocchiale assieme ad Ettore Fioravanti verso la metà degli anni ottanta e per me quello era il coronamento di un sogno. Il pianoforte era quello del Parroco Don Natalino Era. “Era” scordatissimo ma Antonello non fece una piega, suonò da Dio e dormì per due giorni a casa mia mentre le mie zie preparavano cose da mangiare come fosse una festa. Al solito non abbiamo fatto una scaletta di brani ma siamo andati completamente liberi lasciandoci guidare dagli umori del luogo e del pubblico che era particolarmente caloroso e numeroso. Neanche ricordo il titolo del primo brano che è di Antonello. Il secondo era “Sueños” di Furio e poi abbiamo suonato il bellissimo “Lester” di Antonello per passare successivamente a “Another Road to Timbuctu” che è una mia composizione con la quale in genere apro anche il concerto dei Devil. Anche questi sono presenti in seno a “!50”. Antonello ha letteralmente riempito il pianoforte di buste di plastica, bacchette da batterista, pentole, coperchi e altro tra l’ilarità della gente e l’energia musicale che nel suo caso è contagiosa. Dopo avere eseguito il mio “Fellini” chiudiamo il concerto con una suite di brani di Gerswhin che in parte abbiamo eseguito ieri con “Kind of Porgy and Bess”. «Se abbiamo ancora sufficiente energia nelle batterie vi regaliamo un bis» dico al microfono sciorinando la lista dei ringraziamenti come ogni sera. Una trentina di nomi. Tutti quelli che lavorano al nostro folle progetto. Luca Devito mi fa un cenno di OK e partiamo con qualcosa che come al solito non sappiamo cosa è fino a quando non si insinua nel marasma generale il ritmo di “Happy Beat” e con quello salutiamo il pubblico. L’Associazione che organizza assieme all’Amministrazione Comunale si chiama “Giustizia & Libertà”. Mi chiedo quel è la relazione tra il nome dell’Associazione e quella lingua di fuoco che svetta sopra la ciminiera più alta della Saras. Non ho una risposta ma so che un giorno, forse, Sarroch ritornerà a essere ciò che era una volta. Un posto bellissimo.

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