Attila e il salva schermo

A inizio spettacolo per conto della rappresentanza sindacale dell'Opera di Roma il direttore artistico Mauro Trombetta ha letto un comunicato di protesta contro i tagli del Fus e il decreto Asciutti sulle Fondazioni lirico-sinfoniche, riscuotendo l'approvazione del pubblico.

Recensione
classica
Teatro dell'Opera Roma
Giuseppe Verdi
09 Marzo 2005
Portata avanti con pervicacia degna di ben altra impresa, la decisione dell'Opera di Roma di espungere la drammaturgia musicale dai suoi spettacoli ha toccato con "Attila" una nuova tappa. Debuttante sul palcoscenico capitolino nel doppio ruolo di regista e scenografo, Paolo Baiocco ha presentato delle scene elettroniche che constavano di quattro schermi dove erano proiettate immagini naturali e ruderi romani che sembravano sfondi dei desktop di un computer. All'arrivo di "Oh, nel fuggente nuvolo", improvvisamente tutto si oscurava e sembrava essersi attivato il salva schermo. Entrava e usciva disordinatamente il coro, restando nella quasi immobilità sulla scena, illuminata piuttosto male. Si aggiravano un po' persi i personaggi principali, lasciandosi andare a qualche movimento di tradizione – e non stupirebbe che l'iniziativa fosse loro. Sottile nell'opera il confine tra tragico e ridicolo, è brillantemente valicato al momento di "Ezio, in Roma annuncia intanto", con l'entrata in scena dei ballerini per un bizzarro esercizio con le torce: Attila così sembrava inaugurare i giochi della gioventù piuttosto che muover guerra all'urbe. Grazie agli interpreti qualcosa di buono si è ascoltato: su tutti Roberto Scandiuzzi che con nobiltà di accenti scolpisce un Attila, magari signorile ma affascinante. Buone sono le prestazioni di Dimitra Theodossiou e Roberto Frontali, ma in entrambi i casi – vuoi perché la prima non sembrava in serata di grazia, vuoi perché la parte del secondo non collimava perfettamente con il suo registro vocale – non riescono a dare grande spessore ai personaggi. Molto meno convincente Walter Fraccaro come Foresto. Lievemente contestato alla fine, forse perché scambiato con il regista che non si è presentato sul palco, non è stato felice neppure il debutto romano di Antonio Pirolli. Con tempi tesi e non privi di elasticità, la sua direzione è mancata di brio, ma soprattutto nella concertazione, spalmata sul mezzo–forte e sul forte e a tratti leggermente chiassosa. Molto datata anche la scelta di tagliare tutte le ripetizioni delle cabalette a eccezione di quelle di Odabella. A un pubblico non foltissimo lo spettacolo ha strappato un tiepido successo.

Note: Nuovo allestimento

Interpreti: Attila: Roberto Scandiuzzi / Orlin Anastassov (13, 22/3); Ezio: Roberto Frontali / Ivan Inverardi (19, 22/3); Odabella: Dimitra Theodossiou / Virginia Todisco (13, 22/3); Foresto: Walter Fraccaro / Alberto Jelmoni (19, 22/3); Uldino: Patrizio Saudelli; Papa Leone: Alessandro Guerzoni

Regia: Paolo Baiocco

Scene: Paolo Baiocco

Costumi: Anna Biagiotti

Corpo di Ballo: CORPO DI BALLO DEL TEATRO DELL'OPERA

Coreografo: Simona Fabbri

Orchestra: ORCHESTRA DEL TEATRO DELL'OPERA

Direttore: Antonio Pirolli

Coro: CORO DEL TEATRO DELL'OPERA

Maestro Coro: Andrea Giorgi

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