Alla Biennale un "amniotico" Titanic di Bryars

The Sinking Of The Titanic di Gavin Bryars, al Teatro Malibran di Venezia per la Biennale, è una musica di un tempo sospeso, lontano, che galleggia sull'oceano nella sua ostinata risacca armonica, una musica che si mantiene su un'atmosfera sommessa, evitando didascaliche evocazioni sonore della castastrofe, ma non un senso diffuso di noia.

Recensione
classica
Biennale Musica Venezia
Gavin Bryars
01 Ottobre 2005
Che questa edizione della Biennale Musica sia anche un'occasione di riflessione su alcune opere e autori del recente passato su cui non ci si è soffermati troppo a lungo, è certo un fattore in grado di integrare in modo stimolante la ricerca sul teatro musicale che è alla base del programma. Così, dopo Nono e Goebbels e prima di Kagel e Feldman, ecco al Teatro Malibran The Sinking Of The Titanic di Gavin Bryars, per la prima volta eseguita in forma scenica. In realtà la forma scenica è ridotta a uno schermo su cui scorrono le belle immagini video di Andrew Hooker, fatte di continue trasfigurazioni acquatiche di volti e forme. Per il resto ci sono sul palco i bravi musicisti dell'Alter Ego Ensemble, lo stesso compositore al contrabbasso e Philip Jeck ai giradischi. Costruito sulla semplice cadenza dell'inno che gli orchestrali del Titanic suonarono fino all'ultimo minuto della tragedia, il lavoro di Bryars è una dilatazione amniotica del senso di ineluttabilità della tragedia, una partitura che attinge a diverse fonti e testimonianze dirette – i segnali morse suonati dai woodblocks, le voci registrate dei sopravvissuti – e che si mantiene su un'atmosfera sommessa, evitando didascaliche evocazioni sonore della castastrofe. È una musica di un tempo sospeso, lontano, che galleggia sull'oceano nella sua ostinata risacca armonica, una musica che a più di trent'anni dalla sua prima esecuzione e a una decina o poco più dalla sua "riscoperta" discografica, si è mostrata in parte inadeguata al luogo e alla situazione. Anche a volere chiudere gli occhi e "naufragar dolcemente in questo mare", anche a volere seguire le mutazioni del video in uno smarrimento dei sensi, non si è evitato un diffuso senso di noia. Nemmeno le possibilità rumoristiche di Jeck o le poetiche interpunzioni delle percussioni hanno scalfito la semplicità degli elementi musicali in ballo fino all'applauso finale, più liberatorio che convinto.

Note: prima esecuzione italiana in forma scenica

Interpreti:

Scene: Andrew Hooker

Orchestra: Alter Ego Ensemble

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