Ad Anversa batte il cuore di Ernani

Delude la regia di Barbora Horáková Joly

Ernani (Foto Annemie Augustijns)
Ernani (Foto Annemie Augustijns)
Recensione
classica
Opera Ballet Vlaanderen di Anversa
Ernani
16 Dicembre 2022 - 29 Dicembre 2022

Il risultato è una sorta di spezzatino dell’opera in salsa fiamminga, conseguenza dell’idea di base di inframezzare le arie d’Ernani con versi in lingua locale recitati da un attore, versi che avrebbero dovuto connettere meglio lo spettatore con il sentire del giovane eroe e che invece riescono solo a interrompere la tensione emotiva ed infatti anche il pubblico di Anversa di solito generoso di apprezzamenti e molto aperto al nuovo, resta freddo e applaude poco. Eppure la parte visuale è molto curata, sicuramente svecchiata e alcune idee sono apprezzabili. Ma nel complesso la messa in scena risulta non riuscita, malgrado il grande cuore tanto pubblicizzato che batte dal vivo, ma che appare solo proprio alla fine quando, in realtà, quel cuore dovrebbe cessare di battere; e nonostante, alcuni cantanti davvero bravi e una direttrice d’orchestra, Julia Jones, che dirige Verdi con temperamento e precisione, ma purtroppo la musica è davvero troppo tagliuzzata ed ad ogni interruzione si prova sempre più fastidio. La regia è della ceca Barbora Horáková Joly che fa delle scelte audaci che a volte funzionano, come lasciare al buio il coro, già nell’iniziale “Evviva!... beviamo” (meglio in effetti a volte non vedere finti e goffi brindisi); altre volte le sue scelte non sono facilmente comprensibili, come quando presenta Elvira circondata da palloncini e bolle di sapone quando la donna non è affatto infantile ma sicura di sé e determinata; oppure poi la moderna cucina che si spacca in due nel duetto Ernani-Elvira. Peggio ancora la regista anticipa ed insiste sull’immagine del corno, riuscendo solo a distruggere l’effetto originario dell’improvvisa tragicità del finale, quando la felicità sembra finalmente a portata di mano. Oltre all’attore Johan Leysen che legge i versi di Peter Verhelst, entrambi artisti belgi sulle cui qualità non si discute - bravissimo nelle sue declamazioni il primo; intelligenti, toccanti e significativi a tratti i testi del secondo - Barbora Horáková Joly aggiunge anche una danzatrice/attrice, come ulteriore elemento che dovrebbe aggiungere senso, ma senza riuscirci. Peccato perché alcuni interpreti sono davvero bravi. Ernani è il giovane tenore Vincenzo Costanzo, in alternanza con l’ucraino Denys Pivnitskyi, e l’italiano si dona con generosità, voce dal bel timbro e ben centrata, dizione chiara, solo un po’ teso inizialmente, in una regia che lo prevede quasi sempre presente in scena, anche quando non ci dovrebbe essere, con un coinvolgimento fisico notevole, come nella scena di Aquisgrana risolta come un vero e proprio match di lotta con il re Carlo. Quest’ultimo è interpretato dal baritono Ernesto Petti, davvero perfetto per la parte sia dal punto di vista fisico che vocale, si fa subito notare nel duetto iniziale con Elvira e poi canta con grande delicatezza “Vieni meco, sol di rose” rendendo molto bene e differenziando le diverse sfaccettature del personaggio ambizioso ma anche innamorato e clemente. Ottimo anche il basso  tedesco Andreas Bauer Kanabas nella parte di Silva, in alternanza con  Sava Vemic. Non è sembrata invece matura per il ruolo il soprano canadese Leah Gordon, pur di buon livello la sua Elvira manca ancora d’intensità e di lavoro nelle parti alte della partitura, si alternerà con Sandra Janušaitė. E anche sul podio, a Julia Jones si alternerà il maestro Alessandro Palumbo. Buona, infine, la prestazione vocale del Chorus Opera Ballet Vlaanderen diretto da Jef Smits che riesce a ben fare sentire l’ardore di “Si ridesti il Leon di Castiglia”.

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