Il debutto dell'Orchestra Fondazione Luciano Pavarotti
A Bologna nel concerto di presentazione del Festival Respighi 2025

Quando nasce una nuova orchestra c’è da essere sempre particolarmente contenti. Se poi la nuova compagine debutta nella prestigiosa cornice del concerto di presentazione della IV edizione del Festival Respighi a Bologna, allora è imperativo esserne entusiasti.
Infatti, è proprio quanto accaduto in questa ventosa, ma piacevolmente fresca domenica di inizio estate bolognese, quando in Piazza Maggiore, all’ombra della Basilica di San Petronio, la neonata Orchestra Fondazione Luciano Pavarotti ha fatto il suo debutto assoluto guidata dal direttore artistico Matteo Parmeggiani.
Il primo brano del concerto prepara il pubblico bolognese all’immersione nella galassia musicale di Ottorino Respighi, che avrà luogo dal 21 settembre al 25 ottobre nell’ambito del Festival Respighi (che sarà inaugurato nientemeno che da Zubin Mehta), prodotto da Musica Insieme. Già dalle prime note dell’Ouverture Carnevalesca, l’Orchestra Pavarotti mette in mostra il bel suono, limpido e robusto, della sezione degli archi e la buona intonazione dei fiati, restituendo compiutamente i caratteri alternativamente giocosi e lirici della composizione respighiana.
La restante parte della serata è tutta dedicata alla danza. Si inizia con l’immancabile Boléro di Ravel, in un’esecuzione sufficientemente ipnotica, a tratti, forse, troppo controllata nei tempi, ma capace di esibire le qualità ritmiche dell’ensemble modenese, soprattutto quelle delle percussioni,
A seguire, si apprezza la conduzione ispirata e accurata di Parmeggiani – anche grazie all’evidente affiatamento con i musicisti –, soprattutto in virtù della capacità interpretativa del direttore e dell’orchestra di passare agevolmente dall’erotismo della Danza rituale del fuoco da El amor brujo di Manuel De Falla al dolce sentimentalismo del soave Adagio da Spartacus di Chačaturjan.
Dopo la passionale e trascinante, quasi al limite del ballabile, esecuzione della Danzón n. 2 di Arturo Márquez, la serata non poteva concludersi senza un omaggio al celebre tenore che ha dato il nome all’orchestra appena nata.
Gianluca Terranova sale sul palco e, visibilmente e dichiaratamente emozionato, omaggia l’arte di Pavarotti, regalando a una piazza gremita due sentite interpretazioni di E lucean le stelle e di Caruso di Lucio Dalla.
Insomma, una serata davvero piacevole e divertente, ma soprattutto importantissima perché, come dice spesso il Maestro Muti, “la nascita di una nuova orchestra dà bellezza e ricchezza interiore al pubblico”. Ebbene, da quello che abbiamo avuto modo di ascoltare, siamo sicuri che questa sarà la missione dell’Orchestra Fondazione Luciano Pavarotti e auspichiamo che possa compierla con ottimi risultati, magari anche all’estero.
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