Il pop esoterico dei Vanishing Twin

Il terzo album della band cosmopolita di Valentina Magaletti, Ookii Gekkou, è una delizia aristocratica

Vanishing Twin Ookii Gekkou
Disco
pop
Vanishing Twin
Ookii Gekkou
Fire
2021

Nel giugno 2019 i Vanishing Twin avevano intitolato il loro disco The Age of Immunology, in onore dell’omonimo saggio firmato nel 2003 dall’antropologo della medicina David Napier: una premonizione?

Quello nuovo, Ookii Gekkou, è stato concepito e realizzato invece nel corso della pandemia: si tratta del terzo album di una band cosmopolita in cui è implicata la batterista Valentina Magaletti, talento nostrano da esportazione già ammirato in Tomaga, in Moin e nel trio di Steve Beresford Frequency Disasters, in questo caso affiancata da Cathy Lucas (cantante e polistrumentista di origine belga), Susumu Mukai (bassista giapponese altresì noto con lo pseudonimo Zongamin) e Phil M.F.U. (alias Philip Baerwalde, tastierista e chitarrista).

Il nome che si sono dati è riferito alla sindrome del “gemello scomparso”, manifestatasi durante la gravidanza dalla quale nacque Lucas, principale forza motrice di un progetto incubato a metà del decennio scorso nel sottobosco avant-garde londinese mettendo in gioco ingredienti di natura eterogenea, dal tropicalismo ai “cosmici” tedeschi fino al repertorio della library music. Ne è risultante una sorta di pop esoterico che rimanda ai modelli congegnati in passato dai britannici Broadcast e Stereolab, oppure – fra i contemporanei – dai texani Khruangbin: “psichedelico” secondo Wikipedia, viceversa “sperimentale” per AllMusic.

Nella circostanza, in particolare, affiorano poi accenti africani cui non dev’essere estraneo Michael Catto degli Heliocentrics, da sempre interlocutore del gruppo al banco del mixer: li si percepisce nelle sfumature da jazz etiopico di “In cucina” e nella cadenza afrobeat di “One Phase Million”, che sfoggia andatura e leggerezza da Tom Tom Club.

L’impianto sonoro ha carattere analogico e dunque l’atmosfera tende al rétro, riecheggiando tanto la pulsazione “motorik” tipica dei Neu! – “Tub Erupt” – quanto certo sofisticato “prog” targato Canterbury, come accade in “Wider Than Itself” e nell’episodio che apre e dà titolo al lavoro, dov’è svelato il senso dell’espressione nipponica Ookii Gekkou, ossia “gran chiaro di luna”.

All’opposto, in coda, sta “The Lift”: brano che evidenzia l’attitudine surrealista del quartetto, rievocando la vicenda incredibile – ma effettivamente avvenuta in Giappone, pare – della donna “rapita” da un uragano, in volo per “millecinquecento yard nel cielo tremante”, dice il testo sovraimpresso al video.

Collocata in un altrove geografico e cronologico che la distanzia dall’attualità, la musica dei Vanishing Twin è una bizzarra delizia aristocratica e all’ascolto seduce e dà dipendenza.

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

pop

La Spoon River di Catherine Graindorge

Songs for the Dead è il nuovo lavoro della musicista e compositrice belga Catherine Graindorge

Ennio Bruno
pop

Quale St. Vincent?

All Born Screaming è il “brutale” settimo album di Annie Clark, una nuova incarnazione di St. Vincent

Alberto Campo
pop

Il pop “emotivo” di Claire Rousay

sentiment è il nuovo album dell’artista transgender canadese

Alberto Campo