Un Mahler ungherese in giro per l'Italia

Virtuosa, colorata, potente ma delicata la Budapest Festival Orchestra, analitico Fischer

Recensione
classica
Accademia di Santa Cecilia Roma
13 Marzo 2016
La Sinfonia n. 3 di Mahler è stata eseguita per la prima volta nei concerti di Santa Cecilia nel 1963, ad oltre sessant'anni dalla prima assoluta, ma negli ultimi decenni la si programma ogni tre o quattro anni, senza lasciarsi intimorire dall'enorme impegno. Questa volta si è "approfittato" della tournée della Budapest Festival Orchestra, che subito dopo Roma toccherà stasera Milano e domani Bologna, per poi proseguire in altri stati europei. Sul podio stava Ivan Fischer, che ha fondato quest'orchestra nel 1983 e da allora ne è il direttore musicale e ne dirige la maggior parte dei concerti. Dunque si capisce come tra direttore e orchestra si sia potuta creare la fantastica intesa di cui ci hanno dato prova, ma che non servirebbe a molto senza le idee del direttore e il virtuosismo dell'orchestra. La lettura di Fischer è molto analitica e questo risultato è raggiunto anche con quella lente d'ingrandimento che sono i tempi molto dilatati. Mai come in questo caso si deve evitare la confusione tra analitico e oggettivo, in quanto la lettura di Fischer è anche molto soggettiva, perché è lui a scegliere dove soffermarsi con la sua lente d'ingrandimento. Nello sconfinato primo movimento, che dura da solo più dell'intera Quinta di Beethoven, sono messi in evidenza assoluta i temini popolari, striduli e incerti come se suonasse un'orchestrina da balera, la prima marcetta miliare, che arriva attenuata come una banda che sfili lontana, e i canti degli uccelli, miniaturisticamente cesellati. All'estremo opposto esplodono più che mai possenti i grandi blocchi del tema degli otto corni all'unisono (una sezione strumentale prodigiosa per compattezza e splendore del suono) e dell'esaltante corteo dionisiaco che conclude il movimento. Sarebbe impossibile analizzare a nostra volta una tale minuziosa analisi di tutti gli oltre cento minuti di questa Sinfonia, ma basti dire che è stato un viaggio meraviglioso nel mondo sonoro di Mahler. Questa lenta d'ingrandimento concentra sui dettagli suscita interesse e ammirazione, ma coinvolge più la testa che il cuore, però non mancano i momenti di emozione struggente, come il sognante intervento del cornetto del postiglione, il misterioso e profondo Lied del contralto (l'ottima Gerhild Romberger) e ancora la sublime lunghissima melodia del sesto e ultimo movimento, che era lento, tranquillo, profondamente sentito, proprio come lo voleva Mahler.

Interpreti: Gerhild Romberger, contralto

Orchestra: Budapest Festival Orchestra

Direttore: Ivan Fischer

Coro: Coro e Voci Bianche dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia

Maestro Coro: Ciro Visco

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