Gardiner oltre l’antico

Brahms, Bruckner, Stravinskij per la conclusione di Anima Mundi a Pisa

Recensione
classica
Festival Internazionale di Musica Sacra Anima Mundi Pisa
11 Ottobre 2011
Dopo il giovane e severo Brahms del Begraebnisgesang op. 13, i pezzi forti del concerto conclusivo dell’edizione 2011 di Anima Mundi nella Cattedrale di Pisa, diretto da sir John Eliot Gardiner, erano la Messa n. 2 in mi minore di Anton Bruckner e la stravinskijana Sinfonia dei Salmi, a testimonianza del progressivo allungarsi in avanti del repertorio del direttore inglese e dei suoi complessi, il Monteverdi Choir e, qui, l’Orchestre Révolutionnaire et Romantique. Ma i valori di fondo, l’idea di musica, restano gli stessi: il culto della trasparenza delle linee, della nitidezza dei rapporti, della definizione delle figure, di una sonorità tersa e lucente che ha le sue radici nella musica antica. E’ stato così per Bruckner, la cui musica sacra, che altre volte suona massiccia e un po’ tediosa, era restituita ad una limpidezza meravigliosa, affilata e affinata sugli archetipi di diretta derivazione polifonica che stanno dietro, in particolare, a questa fra le messe di Bruckner. Proprio così Gardiner ci ha restituito anche la maggiore “modernità” di un Bruckner proiettato oltre l’enfasi tardoromantica: citiamo almeno l’episodio centrale, Et Incarnatus – Crucifixus del Credo, e tutto il Sanctus-Benedictus, di originalissima concezione, fra le disposizioni a grandi blocchi quasi organistici del Sanctus e il delicato peregrinare armonico del Benedictus. Qualcosa – il graffio, l’incisività, quel che di aggressivo che ci sembra parte integrante del segno stravinskijano - ci è forse mancato all’inizio della Sinfonia dei Salmi, ma anche qui, in particolare nell’ultimo episodio ispirato al Salmo 150, Gardiner & C. ci davano più di quanto togliessero, nel delicato splendore e nella luminosa evidenza di figure, ritmi, intrecci. Successo eccellente.

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