Il gioco contemporaneo del Signor Goldoni

Felice debutto a Venezia della nuova opera di Mosca e Melega: gli incroci mascherati dei personaggi, goldoniani ma anche shakespeariani e mozartiani, trova ottimi interpreti per un lavoro in cui virtuosismo e antirealismo si inseguono senza tregua.

Recensione
classica
Gran Teatro La Fenice Venezia
Luca Mosca
21 Settembre 2007
Un'opera nuova debutta alla Fenice. Evviva! Teniamocela stretta, dato che non è cosa frequente. Ad avere l'onore, per il terzo centenario della nascita di Carlo Goldoni, è il collaudato tandem tra Luca Mosca e il librettista Gianluigi Melega. "Signor Goldoni" è un lavoro dalla cui matrice anti-realistica scaturiscono una serie di intrecci: a Goldoni è concesso di tornare a Venezia per una ultima sera di Carnevale, con il poeta Baffo e l'Anzolo Raffaele. Invitati a un ballo in maschera, incroceranno in un gioco di sfide e svelamenti un Otello/Shakespeare e la sua Desdemona, Arlecchino e due figure femminili come Mirandolina e Despina. L'efficace scena di Santi Centineo vede lo stesso teatro in prospettiva. Più riuscita nel secondo atto, la scrittura di Mosca è virtuosa e frammentaria, favorita dal libretto in lingua inglese nell'accentuato aspetto ritmico e in grado di riservare ai cantanti i giusti spazi. Nel cast hanno colpito l'Anzolo di Alda Caiello e una strepitosa Barbara Hannigan, che dà "letteralmente" i numeri in un'aria di grande virtuosismo. Detto questo, e riconoscendo a Mosca e Melega i sacrosanti meriti – sottolineati dai caldi applausi finali – resta qualche dubbio su quanto questo tipo di lavoro possa indicare una direzione convincente per l'opera oggi: se da un lato la scelta è quella, condivisibile, di non volere cercare toni di facile accesso (ma è un peccato ad esempio che alle potenzialità ritmiche della partitura corrisponda una condotta melodica un po' difficoltosa), dall'altro si ha l'impressione che si continui a non osare fino in fondo, si resti legati a una complessa (fin troppo) rete di referenzialità che inibisce in qualche modo un linguaggio davvero detonante e contemporaneo. Comunque un lavoro importante e prezioso. Non lasciamolo da solo.

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