"Così fan tutte" ovvero gli abissi del cuore

Grande edizione di Così fan tutte a Aix con Harding in gran forma ed elegante regia di Chereau

Recensione
classica
Festival d'Aix-en-Provence Aix-en-Provence
Wolfgang Amadeus Mozart
09 Luglio 2005
Il luogo è un palcoscenico vuoto, con funi per manovrare i fondali, scale a pioli, praticabili ai lati e sulla parete di fondo la scritta "Vietato fumare" (in italiano). E' qui che viene messo in scena da don Alfonso (un Ruggero Raimondi di luciferina seconda giovinezza) l'intrico dei desideri e dello scambio delle coppie.(Questa recensione riferisce della prova generale di "Così fan tutte" alla quale abbiamo assistito il 7 luglio). Tutto ha però inizio in platea coi tre uomini a battibeccare in punta di fioretto fra il pubblico, mentre finisce in proscenio coi sei personaggi abbracciati in un dolente intreccio di corpi e sentimenti, nella penombra, come si conviene agli abissi scoperti dalle necessità del cuore. Non conta più che una delle coppie s'innamori per davvero, perché tutti hanno giocato col fuoco e ne sono rimasti scottati. Compresa la cinica Despina, una Barbara Bonney impacciatissima con l'italiano e fuori dalle righe nei gesti, unico neo della serata. Per il resto la regia di Patrice Chéreau ha offerto la migliore edizione di "Così fan tutte" degli ultimi anni, quanto a eleganza, precisione e chiarezza. Non c'è un momento di vuoto, la tensione è costante, i movimenti sul palco calibratissimi, l'erotismo palpabile: felicissimi i corteggiamenti, il rimpiattino fra Dorabella e Guglielmo, col conclusivo bacio sul tappeto, e la catena delle seduzioni con le coppie che si tirano per mano. Sullo sfondo la presenza di figurine tratte dalla pittura napoletana fine Settecento (Napoli è condensata nella citazione), sono i servi di scena, i coristi, le comparse che ingaggiano controscene mai invadenti. Brave e vocalmente ineccepibili le ferraresi, Elina Garanca (Dorabella) e Erin Wall (Fiordiligi), come pure i due sprovveduti, Shawn Mathey (Ferrando) e Stéphane Degout (Guglielmo). Lucida e approfondita la direzione di Daniel Harding, sul podio della Mahler Chamber senza bacchetta, sempre attentissimo alle voci: i refoli di maestrale durante l'esecuzione all'aperto hanno talvolta rischiato di isolare il coro e il direttore ha dato prova di saper superare ogni imprevisto. Straordinari i pianissimi, con ottoni e legni che affioravano con massima defi-nizione, trasparenza assoluta in ogni passaggio, con spesso sonorità sorprendenti degli archi, mai udite.

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