Filosofi e buffoni al Festival Pergolesi – Spontini

"La serva padrona" e "Le divin du village" abbinati in una messa in scena circense di Brockhaus preceduta da un prologo-installazione.

Recensione
classica
Festival Pergolesi Spontini Monte Roberto - Jesi
Giovan Battista Pergolesi
05 Settembre 2004
Pecore 80, mucche 1, somaro 1, attori una moltitudine, assieme recitano all'impazzata pagine roussoviane sparse per terra tra fascine di grano e video, scialuppe au sauvetage e fogliame secco: "Sono felice quando erborizzo...", dice uno dei tanti Rousseau. È il prologo al tema della serata e di tutto il Settecento: Natura e Rappresentazione si fronteggiano in una gigantesca installazione mentre si cammina per il parco e gli interni di Villa Salviati a Monte Roberto. Ma all'aperto si passeggia e già sapete che la tonda pista del circo è il mondo: perciò sotto il tendone avviene la messa in scena de "La serva padrona" e "Le devin du village". Opéra de bouffons e circo s'incontrano felicemente nelle mani di Henning Brockhaus, con Uberto che si trasforma – nella sua fantasia che noi vediamo – in domatore mentre canta "Son imbrogliato io già", e Serpina, giovanissima, scopre le sue armi di seduzione, accorgendosi di come funzionano bene nei rapporti sociali. I personaggi del "Devin" spuntano invece da bauli, come le famigerate arie, mentre la pantomima appiccicata al finale dell'operina è risolta invitando il pubblico a indossare le maschere della rappresentazione per spostarsi di nuovo nel parco, dove le danze divengono una scatenata passerella circense. Sulle note finali dell'opera, senza soluzione di continuità clown e mimi danno inizio con gli spettatori a una festa all'aperto dove si mangia e si beve. Dobbiamo forse ammettere che la regia concettuale ha sposato con vena brillante il popolare –ma non nazionale, cioè popolaresco? Certo è che un pubblico anche di famiglie con bambini gusta lo spettacolo divertendosi. Lo si deve anche ai bravi e giovani cantanti – il soprano Alessandra Marianelli, il tenore Filippo Adami, il basso Maurizio Lo Piccolo – tutti tra i 18 e i 28 anni e molto compresi nell'inconsueta messa in scena; si aggiunga la presenza dei circensi tra cui spicca l'indomabile mimo Jean Mening e i Sonatori della Gioiosa Marca che, come in antico, "sonano" senza direttore e lo fanno con gioia e bene.

Note: Nella stessa serata verrà rappresentato anche "Le devin du village" di J.J. Rousseau, revisione critica di Claudio Toscani

Interpreti: Alessandra Marianelli, Filipo Adami, Maurizio Lo Piccolo

Regia: Henning Brockhaus

Scene: Julio Paz

Costumi: Julio Paz

Orchestra: Sonatori de la Gioiosa Marca

Direttore: Ottavio Dantone

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