Gli incubi novecenteschi di Macbeth

Una drammaturgia del non-dicibile, dell'assenza, fatta di implosioni abbaglianti, contraddistingue il "Macbeth" di Salvatore Sciarrino, "tre atti senza nome" in prima italiana a Roma grazie ad una realizzazione di ottima qualità (sia interpretativamente, sia scenicamente).

Recensione
classica
Teatro dell'Opera Roma
Salvatore Sciarrino
14 Giugno 2004
Nessun de-costruzionismo narrativo, in questo "Macbeth" di Sciarrino datato 2002 (ma in-progress sin dal 1976) e in prima italiana a Roma per il Teatro dell'Opera per una coproduzione Musica per Roma, Opera di Francoforte e Festival di Schwetzingen: gli atti son tre, le scene seguono la fabula nota, così come i personaggi (salvo condensarne alcuni in singoli interpreti, cangianti figure degli incubi dei Macbeth). Ma nel libretto - e nella drammaturgia musicale - di Sciarrino tutto si muove nella dimensione del non detto ("tre atti senza nome"), meglio: del non-osabile-a-dirsi come segno paradossale della visione interiore, e della perdurante presenza dell'orrore del potere, sempre cupido più delle proprie insegne che di un progetto. Straordinaria la tensione con cui Achim Freyer asseconda visivamente l'implosività balenante della musica: uno spazio concepito a scatola ottica unidirezionale diventa, grazie alle luci di Gerd Budschigk e al disegno della scena (un Escher allucinato), una compresenza/collisione di piani ortogonali, lanciati verso il fondo di una sala-tunnel. Lì vi finisce risucchiata la Lady in una delle scene più radicali (nella sua curva rattenuta quasi al limite della sostenibilità percettiva) per il rapporto tempo-densità della materia sonora; pure gli altri personaggi, negli incisivi costumi di Amanda Freyer, agiscono (quasi da fermi, spesso sospesi) qualsiasi piano geometrico, lasciando affiorare nuclei di interazione drammatica risolta con oggetti e movimenti minimi, altamente formalizzati, ma di grande violenza espressiva. Dalla partitura, ben concertata e benissimo eseguita da tutti gli interpreti, affiorano a loro volta figure e stati timbrici ricorrenti nella musica di Sciarrino, più brandelli - adeguatamente filtrati - di Mozart e Verdi. Era una "prima" di spolvero, ma la platea era piena ed entusiasta: fare teatro musicale contemporaneo ripaga, quando idea e realizzazione sono all'optimum del loro rapporto?

Note: Coproduzione Musica per Roma, Oper Frankfurt, Schwetzinger Festspielen Teatro dell'Opera di Roma, Teatro Nazionale

Interpreti: Lady Macbeth, Annette Stricker; Macbeth, Otto Katzmeier; Richard Zook; Thomas Menhert; Sonia Turchetta

Regia: Achim Freyer

Scene: Achim Freyer

Orchestra: Ensemble Vocale e Orchestra Klangforum Wien

Direttore: Johannes Debus

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