A Giovanna s'addice la multimedialità

Videoproiezioni, danza, recitazione, canto tra l'eclettismo musicale di Honegger e l'assemblaggio colto di Paul Claudel per una Jeanne d'Arc di multiple suggestioni.

Recensione
classica
Teatro Massimo Palermo
Arthur Honegger
21 Gennaio 2003
1935. Durante l'occupazione nazista, con la Francia divisa in due, Honegger inizia a comporre la sua Jeanne d'Arc au bucher, rappresentandola successivamente come un mistero ed una sacra rappresentazione nelle cittadine francesi non ancora occupate. Messa a punto nel 1944, diviene una allegoria nel suo portare ai francesi il paragone con l'invasione inglese del secolo. 2003. A Palermo si inaugura la nuova stagione operistica con Jeanne d'Arc au bucher. Lo straordinario testo di Paul Claudel, che affianca il capitello alla gargouille, mescolando lingue e modi di Francois Villon al Roman de la Rose, di Rabelais alla Imitazione di Cristo, delle carte del processo di Rouen a San Bonaventura viene recitato in francese (con sopratitoli) per un pubblico più emozionato dalla presenza in sala di Alba Parietti che dalle vicende della Pulzella d'Orleans. Lo spettacolo (un'ora e venti) è affidato alla regia scaltra di Daniele Abbado: una gradinata (arena e tribunale assieme) incastrata in mura grezze di cemento sovrasta uno scantinato definito da una fuga di pilastri (anch'essi in cemento, con il ferro a vista). Su un velario di tulle (che sarebbe di certo piaciuto a Honegger) le immagini video di Luca Scarzella sfiorano appena (più rappresentative che suggestive) il didascalico: se il testo cita la spada, ecco la spada. E così con il libro, le fiamme, l'infanzia, la natura. I costumi (di Carla Teti) belli e senza un filo di usura, assieme alla regia di Abbado, ammiccano ad un citazionismo (involontario?); dal domatore alla Grosz alle regalità metà Baj-metà Ubu Roi (e cromaticamente ispirate agli omini Playmobil), alle sfilate di ecclesiastici similFellini (vedi Roma, con tante di aureole di lampadine). Stefan Anton Reck, dal podio, rende postmodernamente il melange pluristilistico di Honegger (canto gregoriano e folclore, musica liturgica e musica di consumo degli anni Trenta, jazz e polifonia sacra), controllando in un continuum omogeneo il drammatico, il grottesco, l'ironico, lo spirituale richiesto dal susseguirsi cronologico a rebours (meccanismo che Claudel aveva già utilizzato nel Christoper Colomb di Milhaud). L'impegno del coro palermitano - spiace notarlo - si è risolto più volte con la lettura delle parti in scena; già successo per Moses und Aron (lì il coro fu integrato da una compagine polacca) e addirittura nella prossima Pulzella cajkoskjana le masse palermitane saranno sostituite da un coro russo! Urge correggere il tiro. Gli interventi delle voci bianche, dei sei cantanti, del corpo di ballo (ma le coreografie di Giovanni Di Cicco sembravano ispirate ai Legnanesi in pellegrinaggio sulla via Romea) sono risultati adeguati, così come gli otto attori; ad eccezione di Jeanne. Parte nata per Ida Rubinstein (dopo una fertile collaborazione con Honegger che per lei aveva scritto Phaedre, Amphion, Semiramis, un balletto su musiche di Bach ed altro ancora), a Palermo ha visto protagonista Irene Jacobi (vedi alla voce: Kieslowski, Antonioni, Malle): una Jeanne mignon, minuta e fragile, flebile e lagnosa, esplosa sopra le righe nel rogo finale. Applausi fintanto che il sipario è rimasto aperto, seguiti da rapida fuga; e d'altronde, l'interesse si era già spostato sul chi aveva l'invito e chi no all'esclusivissima cena dopo teatro offerta dalla nobiltà locale ad ambasciatori e politici presenti.

Note: Nuovo allestimento

Interpreti: Jeanne d'Arc (rec): Irene Jacob; Frère Dominique (rec): André Wilms; Héraut III (rec), Le Recitant, Heurtebise: Philippe Lardaud; Regnault de Chartres (rec), L'appariteur, Un prêtre: Xavier Gallais; L'âne (rec), Le duc de Bedford, Un Paysan: Pascal Sangla; Guillaume de Flavy (rec), Un Héraut: Daniele Lo Piccolo; Jean de Luxembourg (rec): Claudio Petrì; La Mere aux Tonneaux (rec): Rebecca Finet; La Vierge (s): Gabriella Costa - 21, 23, 25, 26 Gennaio, Elena Poesina - 22, 24 Gennaio; Marguerite (s): Antonia Brown - 21, 23, 25, 26 Gennaio, Katia Ilardo - 22, 24 Gennaio; Catherine (a): Patricia Fernandez - 21, 23, 25, 26 Gennaio, Marie Luce Erard - 22, 24 Gennaio; Porcus/le clerc (t): Jeremy Ovenden - 21, 23, 25, 26 Gennaio, Juan Carlos Valls - 22, 24 Gennaio; Héraut I/une voix (t): Giuseppe Caltagirone; Héraut II (bs): Alessandro Svab; Une Voix d'enfant: voce bianca

Regia: Daniele Abbado; Regia video Luca Scarzella

Scene: Giovanni Carluccio

Costumi: Carla Teti

Corpo di Ballo: Corpo di Ballo e Piccoli Danzatori del Teatro Massimo

Coreografo: Giovanni Di Cicco

Orchestra: Orchestra del Teatro Massimo di Palermo

Direttore: Stefan Anton Reck - 21, 22, 23, 24 gennaio; Daniele Belardinelli - 25 e 26 gennaio

Coro: Coro e Coro di Voci Bianche del Teatro Massimo di Palermo

Maestro Coro: Fulvio Fogliazza

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Successo per Beethoven trascritto da Liszt al Lucca Classica Music Festival

classica

Non una sorta di bambino prodigio ma un direttore d’orchestra già maturo, che sa quello che vuole e come ottenerlo

classica

Napoli: per il Maggio della Musica