Partenope presentata a Parigi
Partenope, l’unica opera di Ennio Morricone, è stata presentata a Parigi
05 dicembre 2025 • 4 minuti di lettura
Ha aspettato trent’anni per essere messa in scena, ma finalmente “Partenope (Musica per la sirena di Napoli)”, l’unica opera lirica scritta da Ennio Morricone nel 1996, sarà rappresentata al Teatro San Carlo il prossimo 12 dicembre, con replica il 14. L’evento è stato presentato all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi, diretto da Antonio Calbi, alla presenza di Caterina Caselli e Anna Leonardi di Edizioni SZ Sugar, la casa editrice musicale che detiene i diritti sulla partitura, la regista Vanessa Beecroft e i librettisti Guido Barbieri e Sandro Cappelletto. Proprio da questi ultimi è nata l’idea dell’opera che, come hanno raccontato, il maestro Morricone accettò subito di scrivere dopo vare letto il libretto. Lui, famoso sopratutto per la sua musica da film e gli inconfondibili arrangiamenti, evidentemente aveva voglia di cimentarsi anche nel genere lirico e poi era un appassionato di miti. Cosi è nato un atto unico, definita quasi un’opera da camera, scritta in modale, perché gli consentiva più libertà del sistema tonale, hanno continuato a raccontate Barbieri e Cappelletto, con uso dell’ostinato, delle ripetizioni, per creare una dimensione tra l’immobile e il sogno, scelte che rivelano la profonda conoscenza di Morricone sia dei modi antichi che di quelli più sperimentali di scrittura musicale. Un’opera quindi di transizione o di sintesi, tra lo stile rigoroso del Morricone di Nuova Consonanza e quello più popolare delle sue celebri colonne sonore e canzoni, in cui il maestro ha riversato tutta tutta la sua sapienza, la sua creatività e raffinatezza. A Parigi si è potuto avere un assaggio della partitura ascoltando un brano eseguito al pianoforte, che quindi non ne ha reso tutta la ricchezza timbrica, registrato durante le ripetizioni. Quanto all’organico orchestrale, Morricone ha privilegiato i flauti, tra questi ben quattro dolci, clarinetti, trombe e tromboni, corni, tube e arpe, tante percussioni (anche popolari), mentre non ci sono violini ma solo viole, violoncelli e contrabbassi. Se la Sugar è più conosciuta per le sue produzioni nel genere pop, ha ricordato Caterina Caselli, per volontà del suo fondatore, Ladislao Sugar, che era suo suocero, ha anche un ricchissimo catalogo di musica colta, su cui il suocere insisteva che si doveva pure investire per il futuro, da Goffredo Petrassi e Luigi Dallapiccola, da Luciano Berio a Ildebrando Pizzetti a, appunto, Ennio Morricone. Scritti libretto e musica, l’opera Partenope non fu però poi più messa in scena, per ragioni ancora non del tutto chiare, doveva sembra anche occuparsene Giuseppe Tornatore, e Morricone che se n’è andato a quasi 92 anni nel 2020 non ha potuto avere il piacere di vederla rappresentata. Finalmente il Teatro San Carlo la deciso di produrla, in occasione della chiusura delle celebrazioni per i 2500 anni della fondazione di Napoli, con la regia di Vanessa Beecroft e la direzione musicale di Riccardo Frizza. Partenope è la sirena protagonista della leggenda sulla fondazione di Napoli. I librettisti l’hanno immaginata doppia perché è una creatura vergine ma considerata anche la madre di Napoli, è un simbolo di seduzione ma anche di morte e rinascita, quindi Barbieri e Cappelletto l’hanno scissa, disegnata un po’ schizofrenica, fatta interpretare da due soprani diversi che saranno Jessica Pratt e Maria Agresta. Un doppio scenico simbolico che riflette la duplice natura della sirena, insieme seduzione e rovina, corpo e mito, canto e silenzio. Gli unici altri personaggi sono Persefone, qui immaginata che non vuole lasciare gli Inferi dove è stata portata a forza, voce da mezzosoprano registrata, che sarà interpretata dalla giovane Désirée Giove. E poi c’è Melanio, ruolo affidato al tenore Francesco Demuro. Coinvolto anche il Coro femminile del San Carlo, che apre l’opera, e completa il cast l’attore Mimmo Borrelli che interpreterà come voce recitante un Narratore scettico che poi si convince della necessità del mito. A Parigi si è avuto anche un assaggio della messa in scena di Vanessa Beecroft, di padre britannico e madre italiana che vive tra l’Italia e Los Angeles ed è conosciuta per performance che spesso prevedono la presenza di gruppi di donne disposte in scena come installazioni viventi. Un’estetica minimalista ma dal forte impatto visivo che sembra ben adattarsi alla musica di Morricone e per Partenope la regista, che ha curato anche i costumi e le coreografie, con la collaborazione rispettivamente di Daniela Ciancio e Danilo Rubeca, ha scelto di lavorare con donne campane ma anche americane. Il 12 dicembre si parlerà, infine, sicuramente di Partenope anche a Roma dove, all’Auditorium Parco della Musica, si presenterà la Fondazione Ennio Morricone creata quest’estate e presieduta da Walter Veltroni che è intervenuto per un saluto anche a Parigi con un video registrato.