Lo Spazio protagonista del Festival di Nuova Consonanza 2025
Presentato il programma dello storico festival romano di musica contemporanea
05 novembre 2025 • 5 minuti di lettura
Il 9 novembre prenderà il via il Festival di Nuova Consonanza del 2025, che è stata presentato in un incontro con la stampa a cui erano presenti anche tanti che hanno un ruolo attivo nella musica contemporanea in quanto compositori e/o esecutori. Come ha detto il presidente Paolo Rotili, quest’edizione - la sessantaduesima - è intitolata “Spazio”, inteso in una pluralità di accezioni: “percepire la musica nello spazio… concepire la musica per lo spazio… ma anche concepire lo spazio per la musica”. Sarà il primo capitolo di una trilogia che proseguirà nelle due prossime edizioni, intitolate rispettivamente “Tempo” e “Suono”.
I concerti si svolgeranno principalmente nelle sale dell’Auditorium Parco della Musica e negli spazi ricavati nell’ex Mattatoio ma anche in altri spazi, teatri e Accademie. Il 9 novembre il festival inizia con un concerto del gruppo Blow Up Percussion: in programma lavori di Fabrizio Nastari, Francesco Antonioni e dei newyorkesi Christopher Cerrone e Missy Mazzoli. Il 18 si passa al Teatro Palladium con un trittico di brevi opere da camera, che in tutto durano non più di un’ora: le prime due, La scuola di guida di Nino Rota e Una mano di bridge di Gian Carlo Menotti, risalgono a quasi settant’anni fa mentre Lo stratagemma dell’avvocato Manigoldi di Marcello Panni è ancora fresco d’inchiostro. Il 23 arriva da Francoforte l’Ensemble Modern, un gruppo di riferimento nel panorama musicale odierno, che propone una novità assoluta di Francesco Antonioni e un brano del prematuramente scomparso e ancora rimpianto Gérard Grisey.
Dal 27 novembre i concerti s’infittiscono e si susseguono con cadenza quotidiana fino al 20 dicembre, con qualche rara pausa. Proprio il 27 A-Ronne di Berio verrà accostato alla Pazzia senile di Adriano Banchieri. Lo spunto l’ha offerto Berio stesso che ha scritto: “concepito originariamente come lavoro radiofonico, A-Ronne può forse suggerire qualche tenue legame coi madrigali rappresentativi, cioè col teatro degli orecchi (della mente, diremmo oggi) del tardo Cinquecento”. Con questo concerto inizia, come ha detto Poalo Rotili, una linea che “attraversa tutto il 62° festival, quella degli omaggi, nella forma di ricordi e riflessioni sugli autori significativi della nostra storia, che sono rimasti nel nostro spazio interiore”. Si ricorderanno in particolare “i cento anni dalla nascita di Luciano Berio, i cui lavori o le idee a loro sottese riaffiorano durante tutto il Festival; i concerti monografici dedicati a Marcello Panni, Giorgio Nottoli e Matteo D’Amico nelle ricorrenze dei compleanni; il convegno di due giorni a cura di Daniela Tortora, su Aldo Clementi”.
La giornata del 28 sarà interamente dedicata a Iannis Xenakis, un altro fondamentale compositore del ventesimo secolo, e alla sua opera audiovisiva e installativa La légende dEer, reinterpretata ora dal centro Tempo Reale di Firenze. Il 29 sera un altro concerto monografico sarà dedicato a Marco Stroppa dal PMCE Parco della Musica Contemporanea Ensemble diretto da Tonino Battista. Ma prima, nel pomeriggio, prendono il via le manifestazioni in ricordo di Aldo Clementi, il compositore catanese di nascita e romano d’adozione che fu tra i fondatori di Nuova Consonanza e tra i protagonisti dell’avanguardia musicale italiana e non solo italiana del secondo Novecento: si inaugura infatti una mostra documentaria a lui dedicata e il si svolge la prima delle due giornate di studi a lui dedicate, con gli interventi di musicologi e critici intervallati dall’esecuzione di sue composizioni.
Dicembre si apre col concerto che festeggia i settant’anni di Matteo D’Amico, che ha voluto che ai suoi lavori si alternino quelli di altri musicisti della sua generazione, Paolo Arcà e Carlo Boccadoro, e della precedente, Francesco Pennisi e Franco Donatoni: di quest’ultimo D’Amico è stato allievo all’Accademia di Santa Cecilia, come tanti altri, tra cui Mauro Cardi, che sarà in programma il giorno precedente nonché protagonista il giorno successivo di un incontro pomeridiano su “Prospettive della composizione oggi” (i concerti serali saranno quasi sempre preceduti da uno di questi incontri pomeridiani). Il 2 proiezione della Corrazzata Potëmkin, capolavoro di Sergej Eizenstejn e uno dei culmini dell’avanguardia artistica del primo Novecento: la colonna sonora non sarà quella originale, a lungo perduta e riscoperta solo recentemente, ma quella creata dal collettivo di compositori Edison Studio.
Il 3 dicembre concerto del Quartetto Prometeo con musiche di Salvatore Sciarrino, Berio e Paolo Perezzani. Il 5 e il 13 dicembre si ascolteranno le musiche selezionate dalla call per opere elettroacustiche con spazializzazione multicanale, che ha avuto un ottimo riscontro: sono infatti giunti di tutto il mondo ben 126 lavori di altrettanti compositori. Il 7 è in programma A Pierre. Dell’azzurro silenzio, inquietum di Luigi Nono, uno dei maggiori compositori della seconda metà del secolo scorso, oggi ingiustamente messo un po’ in disparte in Italia, ma non all’estero. Nello stesso concerto due prime assolute di Silvia Lanzalone e Nicoletta Andreuccetti. Il giorno seguentesi ascolteranno altre due prime assolute, di Riccardo Panfili e Pasquale Corrado, rappresentanti di spicco della generazione dei quarantenni. Accanto a loro i grandi Boulez e Xenakis.
Il concerto del 9 è dedicato un omaggio agli ottanta anni di Giorgio Nottoli, che come autore e come didatta ha formato generazioni di compositori di musica elettronica. Potrebbe intitolarsi “Berio senza Berio” il concerto del 10, quando si ascolteranno cinque prime assolute di Giorgio Colombo Taccani, Fabrizio de Rossi Re, Paolo Marchettini, Rosalba Quindici e Carla Magnani, tutte ispirate ai celebri Folk Songs dello stesso Berio. Il 12 l’Evo Ensemble presenta in prima italiana Karst, una creazione congiunta dell’architetta e artista Raquel Buj e del compositore Hugo Gomez-Chao Porta, che si presenta come un ibrido tra paesaggio, scultura abitabile, spazio sonoro e vestito, dove i limiti tra materia e musica sfumano in un territorio in costante metamorfosi.
Ci si avvia alla fine con Eidos, progetto multimediale di Eduardo Carlo Natoli (15 dicembre) e con Quattro variazioni acusmatiche della Sonata op. 106 “Hammerklavier” di Beethoven di Luigi Ceccarelli (il 18). Infine il 20 dicembre il concerto dei finalisti del Concorso Internazionale di Composizioni Franco Evangelisti pone il suggello al festival.
Qui il programma completo