Lachenmann il veneziano

Dopo il Leone d'oro del 2008, un incontro alle Sale Apollinee

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Helmut Lachenmann è ritornato a Venezia, città cui è unito da un legame privilegiato non solo per l'assegnazione del Leone d'oro alla carriera durante la Biennale Musica 2008, ma anche per l'intenso scambio umano e artistico con Luigi Nono, compositore amatissimo che diventerà il suo punto di riferimento dopo le esperienze di Darmstadt. Il rapporto, prossimamente documentato dal carteggio edito dalla Olschki, Alla ricerca di luce e chiarezza: l'epistolario Helmut Lachenmann - Luigi Nono (1957-1990), a cura di Angela Ida De Benedictis e Ulrich Mosch, è stato rievocato dalla conferenza - concerto tenutasi alle Sale Apollinee, organizzata da Sabine Meine, direttrice del Centro tedesco di studi Veneziani, in collaborazione con il Teatro la Fenice e il Conservatorio "B. Marcello". Amabile e autoironico Lachenmann ha ripercorso con l'aiuto della Meine e di Pietro Mussino, traduttore della edizione italiana dei suoi scritti, le esperienze veneziane, introducendo il pubblico all'ascolto della sua musica e alla disposizione interiore necessaria all'accoglimento di una nuova concezione del suono, delle strutture e della bellezza."La bellezza è rifiuto dell'abitudine"- sostiene Lachenmann - "non amo una concezione delle bellezza già predisposta: nutro avversione per il consumo estetico inteso in questa accezione. Desidero distruggere l'evidenza per invitare a scoprire una qualità del suono più profonda di quella apparente". La visionaria applicazione dei diversi tipi di attacco del suono agli strumenti si è colta nel concerto affidato all'ensemble Recherche di Friburgo, tra le migliori formazioni del nostro tempo per il repertorio contemporaneo. Dopo l'esordio di Lachenmann al pianoforte, con il Wiegenmusik del 1963, giocato sugli effetti di pianissimo e l'uso di materia sonora incandescente, riflessa in effetti di risonanza, si sono ammirati Chiffre IV di Rihm, autentico campionario di timbri e ricerche dinamiche, e i Kleine Stücke di Sven Ingo Koch, materici e frastagliati sul confine del silenzio.Particolarmente efficaci i due brani di Lachenmann, Dal Niente per clarinetto solo, intarsio stupefacente di suono e respiro, e l'Allegro sostenuto, nel quale l'effettismo strumentale diventa emozionante veicolo espressivo. (Letizia Michielon)

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