Il canto lirico è patrimonio dell’umanità per l’UNESCO

In Botswana l’annuncio dell’inserimento della “Pratica del Canto Lirico in Italia” nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’UNESCO

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Barbara Frittoli docente di canto
Barbara Frittoli docente di canto

“La pratica del canto lirico in Italia” entra ufficialmente nella lista rappresentativa del Patrimonio culturale immateriale dell’umanità. Il caffè espresso, l’altro temibile concorrente, dovrà aspettare. A darne l’annuncio è stato il Segretario della 18^ sessione dell’Intergovernmental Committee for the Safeguarding of the Intangible Cultural Heritage of UNESCO tenutasi in Botswana.

“Il canto lirico italiano è un modo di cantare fisiologicamente controllato che esalta la potenza della voce in spazi acustici come auditorium, anfiteatri, arene e chiese. – recita la motivazione  – Eseguito da persone di ogni sesso, è associato a specifiche espressioni facciali e gesti del corpo e prevede una combinazione di musica, teatro, recitazione e messa in scena” Inoltre, la motivazione sottolinea come “l'inizio di una stagione lirica coincide spesso con feste e cerimonie locali. La pratica promuove la coesione collettiva e la memoria socioculturale ed è strettamente legata ad altri elementi culturali, come i luoghi acustici e la poesia”, e aggiunge che “dipende anche da altre professioni come la scenografia e le luci, la sartoria, la scenografia e il trucco”, concludendo come tale pratica sia “strumento di libera espressione e di dialogo intergenerazionale, il suo valore culturale è riconosciuto a livello nazionale e internazionale.”

Il riconoscimento giunge dopo quasi dieci anni di lavoro da parte del Ministero dei Beni Culturali e del Comitato per la Salvaguardia dell’Arte del Canto Lirico Italiano, che riunisce ANFOLS, i Teatri Italiani di tradizione ATIT, la Fondazione Teatro alla Scala, l’Accademia di Santa Cecilia, Assolirica oltre a numerosi esperti. Soddisfazione è stata espressa da Federico Domenico Eraldo Sacchi, presidente del Comitato per la Salvaguardia dell’Arte del Canto Lirico Italiano, che ha così commentato la decisione: “Con l’iscrizione nella Lista dei beni immateriali dell’Umanità, viene riconosciuto a questo bene il ruolo di catalizzatore di tradizioni, abilità, arti, ovvero patrimoni materiali e immateriali d’importanza fondamentale per il nostro Paese e la capacità di rappresentare l’identità culturale italiana in tutta la sua ricchezza e bellezza.”

Secondo la definizione dell'UNESCO, per “beni immateriali” si intendono “l'insieme delle tradizioni, espressioni orali, arti dello spettacolo, rituali, eventi festivi, artigianato, pratiche agricole tradizionali che sono espressione vivente dell'identità della comunità e delle popolazioni che in esse si riconoscono.” La pratica del canto lirico in Italia va quindi ad aggiungersi alla lista che comprende, fra l’altro, l’opera dei pupi siciliani, il canto a tenore sardo, il saper fare del liutaio di Cremona, l’arte musicale dei suonatori di corno da caccia, oltre alla dieta mediterranea, l’arte del pizzaiolo napoletano, la cerca e cavatura del tartufo, la vite ad alberello di Pantelleria, la falconeria e l’arte delle perle di vetro.

 

 

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