Squadra Omega in rotta per l'Antiterra

AntiTerra è il nuovo lavoro di Squadra Omega, cinque lunghi movimenti per synth verso lo spazio

Squadra Omega
Disco
oltre
Squadra Omega
Antiterra
Macina Dischi - OffSet Records
2019

Filolao da Crotone, un astronomo, matematico e filosofo della Grecia antica (siamo tra V e IV secolo avanti Cristo) sosteneva che il nostro pianeta fosse un corpo imperfetto e che dunque fosse affiancato da un corpo gemello, l'Antiterra; in questo sistema non geocentrico, quasi duemila anni prima di Copernico, cardine dell'universo tutto era un fuoco centrale chiamato Hestia, la sede di Zeus, centro dell'attività cosmica.

Proprio a queste idee al confine tra speculazione e iper realtà, a questi viaggi immobili e a queste teorie remote e futuribili si ispira il nuovo, fluviale disco di Squadra Omega, AntiTerra, pubblicato in doppia cassetta e poi in cd da Macina Dischi e Offset Records.

Cinque lunghi movimenti per synth (niente chitarra, niente basso, niente batteria, l'assetto del trio vede a questo giro l'ingresso di Von Tesla in formazione) vorticosi, dinamici e profondi, come viaggiare ai confini di un buco nero e poi finirci dentro, dove lo spazio tempo muta le forme, dove i minuti durano secoli e dove i secoli durano minuti, in un ipnotico gioco di specchi con la realtà, da cui è facile sfuggire alzando il volume e chiudendo gli occhi. Un gusto che a volte suona prog a volte suona kraut, in altri momenti ambient o addirittura vagamente orientale, fa fiorire invenzioni in qualche modo classiche (non ci sono idee inaudite in questo lavoro, la differenza però la fanno l'architettura complessiva, l'idea di insieme) ma sempre molto ben calibrate, su fondali di oceani lunari.

Inutile e pretenzioso stilare una lista di possibili riferimenti, ognuno troverà in questo disco tracce dei propri ascolti acidi e psichedelici; una psichedelia che si mantiene in una dimensione intermedia e felicemente ambigua tra deliquio e controllo, in una fertile terra di mezzo dove crescono strane forme vegetali, scorre un'acqua solo in apparenza simile alla nostra, in un silenzio che sa di veglia e di vaga minaccia, di obliqua promessa. Ascoltando questi abbondanti settanta minuti l'Antiterra ce la si immagina come un pianeta gelido, perennemente in ombra, ma comunque in qualche maniera un posto dove sarà possibile un giorno immaginarsi una vita. Queste esplorazioni come blues cosmici sono navicelle spaziali che si spingono al confine tra archeologia e futuro, in quel punto dell'orizzonte dove il tempo assume un'altra, imprendibile consistenza.

Nella letteratura sul tema, tra filosofia, cosmologia, cronaca e fantascienza, questa Terra invisibile, o seconda Terra (ne hanno scritto Nabokov e Pynchon, tra gli altri) il pianeta Antiterra è una sorta di mondo parallelo: lo stesso posto denso di un bizzarro e intraducibile blu dove farete la vostra esplorazione, fermi, comodamente seduti o stesi a casa o dove volete, immergendovi nelle tenebre primordiali, nel Big Bang e nell'apocalisse in scatola di un monolite kubrickiano finito nella nostra orbita.

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