L' Opera per musica e film di Roberto Andò e Marco Betta ha per soggetto l'assenza: i casi di cronoca di persone scomparse improvvisamente e il quotidiano passare dalla veglia al sonno sono due aspetti di questo misterioso assentarsi dal mondo. Le immagini filmate affiorano e scompaiono senza apparente ordine logico, mentre nella musica continuamente affiorano e spariscono ricordi e citazioni: tutto come in un sogno.

La prima esecuzione in epoca moderna della Didone abbandonata è un importante contributo al tricentenario di Galuppi, sommerso dalle celebrazioni mozartiane. Infatti è il primo convincente recuoppero - dopo alcuni tentativi infelici - di una sua opera seria, che sfata la convinzione che il talento del Buranello fosse limitato al genere comico.

L'Orchestra Sinfonica Giovanile del Venezuela "Simon Bolivar" dopo Palermo suona a Roma in due concerti: il primo è stato diretto da Dudamel, come da programmma, mentre il secondo doveva essere diretto da Abbado, che però ha ceduto la bacchetta a Dudamel per la Quinta di Mahler ed è salito sul podio solo per il Triplo di Beethoven.

Una delle ultime occasioni di presentare al ROF un Rossini sconosciuto basandosi sulla nuova edizione critica è stata sfruttata nel modo migliore: il pubblico dei fedelissimi rossiniani sembra averlo capito prima e meglio di parte della critica, che non ha colto la singolarità di quest'opera, ricca disorprendenti preannunci preannunci di Donizetti e Bellini, anche più delle successive e statuarie opere serie napoletane.

Henning Brockhaus - con la collaborazione di Ezio Toffolutti per le scene e i costumi e di Maria Cristina Madau per i movimenti coreografici, ha trasformato la Turandot in un ulteriore caso di teatro nel teatro: un'idea tutt'altro che gratuita, che evidenzia la (sia pur contraddittoria) presa di distanza novecentista di Puccini dalla vicenda rappresentata.

Prima italiana dell'opera di esordio di Henze, composta nel 1948 ma ampimente rimaneggiata nel 1964: è il doveroso omaggio del cantiere di Montepulciano al suo fondatore ma è soprattutto la scoperta di un lavoro già riuscitissimo, che rivela subito il grande talento teatrale dell'autore, in più con una concisione e una leggerezza che talvolta non si riscontrano nelle sue ultime opere.

Alan Curtis ha ricostruito l'Ercole sul Termodonte di Vivaldi, ritrovandone in varie biblioteche tutte le arie, tranne una. E' stato invece necessario musicare ex novo i recitativi e Alessandro Ciccolini se ne è assunto il compito come meglio non si potrebbe. Questa prima esecuzione in tempi moderni non ha permesso però di rendersi pienamente conto delle reali qualità musicali e teatrali dell'opera.

Inaugurata la terza edizione del Rome Chamber Music Festival, nello splendido Oratorio del Gonfalone, acusticamente ideale per quest'incontro di grandi musicisti, che fanno musica insieme unendo una giusta dose di leggerezza e di divertimento all'impegno e alla serietà.

Un'orgogliosa dimostrazione di perfezione e bravura da parte del Coro e dell'Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, galvanizzati dal loro direttore Antonio Pappano.

Annunciato in forma di concerto, questo Don Giovanni si è trasformato in una messa in scena sui generis, con mezzi minimi, ma teatrale e modernissima per il suo modo di sfruttare uno spazio non teatrale. E l'assenza d'un regista libera l'innata teatralità d'un gruppo di cantanti che dimostra capacità di gestirsi autonomamente e idee interpretative spesso acute.

L'opera di Franco Alfano, riportata alla luce nella versione originale del 1921, che si credeva perduta, è un momento senza dubbio interessante della storia dell'opera italiana del secolo scorso, ma le sue ambizioni drammaturgiche restano irrealizzate, mentre se ne ammira la raffinata e ricca orchestrazione.

Dopo Cocciante e Dalla è la volta della PFM a cimentarsi in questo nuovo tipo di opera popolare prodotto da David Zard: sound rock e canto vagamente melodrammatico non si sposano bene ma nel complesso l'opera rock funziona. E anche l'occhio ha la sua parte.