La musica portoghese a Città di Castello

Il direttore artistico Aldo Sisillo illustra il programma del Festival delle Nazioni

Aldo Sisillo
Aldo Sisillo
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classica

Ogni anno il Festival delle Nazioni è dedicato principalmente - ma non esclusivamente - ad una nazione e nel 2024 sarà la volta del Portogallo, la cui musica è molto rara nei programmi delle istituzioni musicali italiane, per non dire totalmente assente. Il festival, che si svolge a Città di Castello e in altri centri dell'alta valle del Tevere, è nato nel 1968 e dal 2005 ne è direttore artistico Aldo Sisillo, a cui abbiamo chiesto di farci da guida nel programma di quest'anno. La prima domanda è pressoché obbligatoria:

Perché è stato scelto il Portogallo come nazione ospite?

«Perché la nostra volontà è quella di esplorare tutti paesi, almeno quelli europei, e il Portogallo non era mai stato protagonista del festival nelle precedenti cinquantasei edizioni del festival. Questo ci è sembrato il momento giusto di sceglierlo come nazione ospite, anche perché negli ultimi anni stiamo svolgendo un ciclo di edizioni del festival dedicate ai rapporti dei paesi europei con le loro colonie e proprio il Portogallo ha avuto l’impero coloniale non soltanto più longevo, dal 1415 al 1999, ma anche più esteso, più di quello spagnolo e di quello inglese. Un'altra ragione per mettere il Portogallo al centro dell’attenzione è che quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversario della Rivoluzione dei Garofani, da cui è nato il Portogallo attuale, democatico, moderno, aperto al mondo».

Quali periodi e quali autori della musica portoghese avete messo al centro della vostra attenzione?

«Cerchiamo sempre di dare il quadro più ampio possibile della musica dei paesi ospiti. La nostra esplorazione inizia dal barocco, quando in Portogallo si sviluppò non tanto l’opera, come in Italia, quanto la musica sacra. A quel periodo è dedicato il concerto del 27 agosto, il primo di quella parte del nostro programma che definirei classica, per distinguerla dai vari appuntamenti dedicati alla musica etnica o di confine. Ne è protagonista l’AmeriCantiga Ensemble, per la prima volta in Italia, che eseguirà compositori portoghesi come Pedro Lops Nogueira, di cui si ascolterà una “Folia”, un tema che dal Portogallo si propagò all’intera Europa, e Pedro Antonio Avondano, chiaramente influenzato da Vivaldi, come dimostrerà una sua Sinfonia. Infatti la musica italiana predominava allora in Portogallo e per questo motivo sono in programma anche Giovanni Bononcini e Domenico Scarlatti, che per anni sono vissuti a Lisbona. In questo concerto si ascolteranno inoltre musiche di anonimi brasiliani del Settecento, attraverso cui il Portogallo ebbe i primi contatti con la musica di origine popolare sudamericana».

Dopo questo periodo di apertura al mondo, il Portogallo andò incontro ad oltre un secolo di isolamento politico e di ristagno economico e culturale: quando si vedono i sintomi di un risveglio in campo musicale?

«Fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, quando anche in Portogallo, come in altri paesi europei, si è sviluppata una scuola musicale nazionale, che si riallacciava alle tradizioni musicali popolari. Il 2 settembre si ascolteranno alcuni Fado di Alexandre Rey Colaço, Oscar da Silva e José Viana da Motta, tre compositori di quel periodo, nel concerto di Vasco Dantas, un ottimo pianista portoghese, che tornerà anche sulla Folia, eseguendone una di propria composizione e le Variazioni di Rachmaninov sulla “Follia” di Corelli: questa permanenza plurisecolare della Folia è un caso quasi unico e molto interessante. A proposito di scuole musicali nazionali, per il concerto di chiusura del festival, il 6 settembre, abbiamo chiesto all’Orchestra Filarmonica Ceca di Pardubice di accostare ad Antonin Dvorak e Leos Janacek, che rappresentano la scuola nazionale ceca, anche i due compositori più rappresentativi della musica portoghese e brasiliana dei primi decenni del Novecento, ovvero Luis de Freitas Branco e Heitor Villa-Lobos».

Se non sbaglio, Freitas Branco e Villa-Lobos saranno presenti anche in altri concerti del festival.

«Sono i due compositori più importanti rispettivamente del Portogallo e del Brasile nel secolo scorso e abbiamo chiesto di inserire la loro musica nei concerti di giovani gruppi da camera italiani. Non dimentichiamo infatti che il festival ha sempre dato uno spazio privilegiato alla musica da camera e in particolare ai giovani gruppi, che sono dei veri eroi, perché la loro strada è lunga e difficile, costellata di difficoltà. Proprio per questo abbiamo istituito il Concorso “Alberto Burri” per giovani gruppi da camera italiani: a conferma del livello di questo concorso, vari vincitori hanno poi ricevuto anche il Premio “Piero Farulli” assegnato dalla critica musicale italiana. Uno di questi ensemble è il Trio Sheliak, che la sera del 29 agosto suonerà musiche di Freitas Branco, Beethoven e Martinu. Lo stesso giorno, ma di pomeriggio, il Trio David eseguirà Villa-Lobos, alternandolo a Beethoven e Schubert. Freitas Branco torna il 3 settembre nel concerto del Quartetto Pegreffi, che lo accosterà ai suoi quasi coetanei Stravinskij e Ravel. Invece l’1 settembre il Trio Hermes farà conoscere un poco noto compositore brasiliano, Claudio Cameyro. Si ascolterà Villa-Lobos anche il 31 agosto in “Poesia dell’infanzia lontana”, un omaggio a Noémia de Sousa, poetessa originaria del Mozambico, i cui versi saranno letti da Enrico Paci, alternati a musiche di vari autori, tra cui un brano commissionato dal festival a Luis Nera da Costa, che sarà eseguito in prima assoluta».

Ha accennato alla presenza del fado in un concerto classico. Ma non ci sarà una serata dedicata interamente al fado, la musica portoghese più nota nel mondo?

«Certamente sì. Il 4 settembre ospiteremo Carminho, personaggio di spicco nel panorama musicale portoghese attuale. È nata in mezzo alle chitarre e alle voci del fado, ha debuttato in pubblico all’età di dodici anni, ha registrato con grandi artisti come Milton Nascimento e Chico Buarque, ha ricevuto un Golden Globe, collabora con Caetano Veloso, è stata scelta da Yorgos Lanthimos per interpretare una cantante di fado nel film “Poor Things”, ha duettato con Chris Martin e si è esibita per il Papa durante la Giornata Mondiale della Gioventù a Lisbona. Il titolo del suo concerto è emblematico: “Portuguesa”».

Ha accennato alla presenza di musica di confine, che non rientra in nessuna delle categorie tradizionale, né classica, né etnica, né pop. A quali appuntamenti si riferiva?

«In particolare all’appuntamento del 3 settembre “SA.LI.VA.”, acronimo di Sacralità, Libertà, Valore: un progetto dedicato alle musiche dell’Atlantico Nero da AYOM, un gruppo di musicisti provenienti da Brasile, Angola, Grecia e Italia, la cui musica, ispirata alla diaspora africana e ai grooves del Black Atlantic, sfugge a qualsiasi etichetta o stile specifico. Leader del gruppo è Jabu Morales, compositrice, cantante, percussionista, insegnante di ritmi popolari brasiliani e maestra di capoeira».

Ci saranno anche spettacoli uniscono recitazione e musica.

«Uno è “As très Marias”, il 5 settembre, con l’attrice Iaia Forte, la cantante Cristina Renzetti e i SonoraCorda Soloists, che suoneranno il fado antico e moderno. Le tre Marie del titolo sono tre giovani donne che nel 1972 pubblicarono “Novas cartas portuguesas”, una fortissima critica alla giunta militare che era al governo in Portogallo dopo Salazar, e per questo furono arrestata e processate, finchè la rivoluzione dei garofani restituì loro la libertà. Un altro è “Radio Renasçenca trasmette Grândola, Vila Morena”, che narra i giorni della rivoluzione dei garofani; i testi sono a cura di Caterina Casini e le musiche sono state da noi commissionate ad Antonio Giacometti, compositore bresciano particolarmente impegnato nella didattica, vissuto per anni in Brasile».

Il programma è molto fitto, con uno o due appuntamenti al giorno dal 26 agosto al 6 settembre. Abbiamo citato i principali, ma ce ne sarebbero altri, tra cui alcuni dedicati ai giovani e alle famiglie, che coinvolgeranno anche le realtà musicali cittadine. E soprattutto resta da dire dell’inaugurazione.

   «Sarà un bellissimo concerto, che recupera quello saltato l’anno scorso per cause di forza maggiore: per questo esula dal tema portoghese dell’edizione 2024 del Festival delle Nazioni. Uno dei nostri obiettivi è sempre stato valorizzare i giovani musicisti italiani ma questa volta parliamo di uno dei migliori giovani pianisti a livello non solamente italiano ma internazionale, il goriziano Alexander Gadjiev. Sono in programma quattro caposaldi della musica per pianoforte, Beethoven, Chopin, Liszt e Skrjabin, e inoltre uno dei più noti compositori statunitensi contemporanei, John Corigliano».

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