Charlie Parker, 10 "cover" per 100 anni

Per il compleanno di "Bird" abbiamo scelto 10 temi parkeriani nelle versioni di altri jazzisti

Charlie Parker 100 anni
Articolo
jazz

Il 29 agosto di 100 anni fa a Kansas City nasceva Charlie Parker. Insieme alla playlist con alcuni dei suoi più celebri pezzi, per celebrare i 100 anni di Charlie Parker e la sua straordinaria influenza sul jazz dei decenni successivi, abbiamo scelto per voi 10 temi parkeriani nelle versioni di altri jazzisti. Buon ascolto!

– Ascolta: Charlie Parker compie 100 anni!

1. “Scrapple From the Apple”, Dexter Gordon, Our Man In Paris (Blue Note, 1963)

Anche lui protagonista delle notti newyorkesi del bebop, Dexter Gordon rilegge “Scrapple From the Apple” negli anni Sessanta in questo memorabile disco “parigino” con Bud Powell al piano, Pierre Michelot al contrabbasso e Kenny Clarke alla batteria. Classico.

2. “Confirmation”, Steve Coleman & Five Elements, Def Trance Beat (BMG, 1995)

“Verifiable Pedagogy (From Pedagogy And Confirmation)” , questo il titolo completo del brano di questo disco imperdibile dei Five Elements di Steve Coleman, combina l’inventiva polimetrica della batteria di Gene Lake con la parkeriana “Confirmation”. Il risultato? Una bomba!

3. “Barbados”, Phineas Newborn Jr., Here Is Phineas (Atlantic, 1956)

Per aprire il suo disco di debutto, il venticinquenne Phineas Newborn Jr. sceglie, a un anno dalla morte di Parker, il blues latino di “Barbados”. Tecnica, ritmo, inventiva: la magia di questo pianista è già dichiarata sin da allora. In quartetto con la chitarra di Calvin Newborn, il contrabbasso di Oscar Pettiford e la batteria di Kenny Clarke. Scoppiettante.

4. “Moose the Mooche”, Joshua Redman, Wish (Warner, 1993)

“Moose the Mooche” è uno dei più celebri esempi di elaborazione melodico/improvvisativa della struttura della gershwiniana “I Got Rhythm”.  Il sax tenore di Joshua Redman la riprende in questo disco “di lusso”, in cui è insieme a Pat Metheny (chitarra) e alla ritmica colemaniana Haden/Higgins. Che volere di più?

5. “Ornithology”, George Lewis & Anthony Braxton, Elements Of Surprise (Moers Music, 1976)

Nel cuore avventuroso degli anni Settanta, né il trombonista George Lewis (che per la Black Saint produrrà un bellissimo Homage To Charlie Parker), né il multistrumentista Anthony Braxton (che a Parker torna ciclicamente, tra i nasi storti dei puristi e la curiosità delle orecchie più aperte) si dimenticano di Bird. Qui, dal vivo al mitico Festival di Moers, duettano su “Ornithology”. Visionari.

6. “Cheryl”, Joe Henderson, The State Of The Tenor: Live At The Village Vanguard (Blue Note, 1985)

Dal vivo, solamente con il contrabbasso di Ron Carter e la batteria di Al Foster, Joe Henderson giganteggia con le sue inconfondibili linee di sax tenore. Non può mancare Charlie Parker, qui con una “Cheryl” che lancia Henderson in un magma stratificato e complesso. Montagne russe.

7. “Segment”, Kenny Barron & Dave Holland, The Art Of Conversation (Impulse!, 2014)

La “conversazione” tra il pianoforte di Kenny Barron e il contrabbasso di Dave Holland trova in un tema semplice e spettacolare come quello di “Segment” il terreno per aprirsi anche alla storia e alla memoria parkeriana. Con la classe cristallina che ben conosciamo di entrambi.

8. “Billie’s Bounce”, Max Roach 4, Plays Charlie Parker (Mercury, 1959)

Compagno di alcune delle più pazzesche avventure di Bird, il batterista Max Roach dedicherà all’amico, scomparso da pochi anni, il disco in quartetto Plays Charlie Parker. Senza il pianoforte, le arditezze armoniche si aprono verso orizzonti più taglienti. Eccitante.

9. “Anthropology”, Brad Mehldau Trio, When I Fall In Love (Fresh Sound, 1994)

Un giovane Mehldau, allora a Barcellona in trio con Mario e Jorge Rossy, costruisce con istinto giovanile e sapienza pianistica un’architettura di grande equilibrio sul ritmo a rotta di collo di “Anthropology”. Impetuoso.

10. “Yardbird Suite”, Hampton Hawes, Four! (Contemporary, 1959)

Sulla copertina di questo eccellente disco del quartetto del pianista Hampton Hawes (con Barney Kessel alla chitarra, Red Mitchell al basso e Shelly Manne alla batteria) i quattro musicisti sono immortalati in un momento golfistico. Trasparenza sonora, leggerezza dello swing, costruzione dell’assolo: tutto al meglio per questa ripresa di “Yardbird Suite”. In buca al primo colpo!

Se hai letto questo articolo, ti potrebbero interessare anche

jazz

Per il ciclo di articoli #Womentothefore #IWD2024, la sassofonista e compositrice inglese Asha Parkinson

jazz

Per il ciclo di articoli #Womentothefore #IWD2024, scopriamo la cantante e compositrice tedesca Miriam Ast

jazz

Per il ciclo #Womentothefore, un ritratto della giovane tubista in ascesa sulla scena francese